giovedì 26 gennaio 2012

Contorsioni digitali

Sono tentato di descrivere il comportamento dei media alle prese con le piattaforme digitali con una parola. Contorsione. Movimento innaturale del corpo che può precedere una fine. Oppure - come la crisalide prima di diventare farfalla - è il passaggio a una nuova forma di vita.
Ho fatto questa riflessione ieri, in occasione del terremoto (lieve) che ha colpito il Nord Italia. I media tradizionali hanno in parte abdicato al ruolo istituzionale per dare visibilità (e click?) ai contributi degli utenti.
Per essere più precisi: in queste occasioni, quando i contorni dell'evento sono ancora confusi, è leggittimo chiedere l'invio di foto e video, mappare i vari tweet. Ma non esiste l'obbligo di pubblicazione se questi contenuti sono insignificanti (e quasi tutti lo erano). Queste sono contorsioni che anticipano la fine o quantomeno l'esautoramento.

O forse anche questo fa parte del prezzo da pagare nel passaggio verso un nuovo ecosistema, che trova nel modello di business sostenibile, l’ostacolo più difficile da superare. In Voices, blog sull’innovazione di Telecom Italia con cui collaboro, ho realizzato una sintesi delle strategie in corso, sospese tra la convergenza digitale e il paywall (Giornali in crisi e il dilemma digitale. Tra paywall e convergenza editoriale).

martedì 24 gennaio 2012

Il prezzo delle liberalizzazioni

La ricerca dello scorso settembre, realizzata da Altroconsumo, sull'andamento dei prezzi in dieci anni (2001- 2011) torna di attualità e può diventare un'utile chiave di lettura del recente decreto sulle liberalizzazioni. Aumenti in tutti i campi - energia, alimentari, trasporti -, con una riduzione del potere d'acquisto delle famiglie pari al 7%. Fanno eccezione i settori sottoposti a maggiore concorrenza sia produttiva, sia distributiva. I prodotti farmaceutici hanno registrato una diminuzione del 28%, ancora più sensibile il calo del settore high tech: computer - 64%, telefoni cellulari - 73%, macchine fotografiche - 41%. Una dinamica dei prezzi simile a quella del mercato Usa, come indicato dall'infografica pubblicata qui sotto.


venerdì 20 gennaio 2012

Lettori e giornali, un'unica redazione

iwitness24 rappresenta un caso di giornalismo collaborativo, frutto del lavoro congiunto di professionisti, occasionali testimoni, cittadini comuni (segnalazione qui, via editorsweblog.org). L'obiettivo è quello di creare una comunità informativa, capace, attraverso la geolocalizzazione, di pubblicare notizie integrate dal contributo - soprattutto fotografico - di testimoni diretti presenti sul territorio.

Un'unica redazione, dove giornalista è chi produce contenuto, non importa se per professione o per caso. Un modello che a mio giudizio ha spunti interessanti - inteso come punto di equlibrio tra capacità di fare informazione, traffico, engagement -, seppure tendenzialmente limitati alla cronaca

mercoledì 18 gennaio 2012

Leggere e condividere

Presto il Times potrebbe consentire agli abbonati la condivisione dei contenuti sulle proprie reti sociali (qui, via paidContent.org). Una scelta che dimostra come la segnalazione abbia acquisito un valore – da spendere nella comunità di riferimento – al quale diventa sempre più difficile rinunciare.
Il processo di lettura e di assimilazione ora si muove anche sul piano del confronto, nel flusso di commenti – fatti anche di simboli come i “like” – e nelle successive disintermediazioni. Un ecosistema dove il lettore è un nodo editoriale di produzione e di divulgazione.

lunedì 16 gennaio 2012

La coperta corta dell'utente

La vita finisce dentro Facebook. E visto che l'attenzione e l'agire degli utenti non sono infiniti, l'uso della piattaforma sociale cannibalizza gli altri media. L'infografica riportata sotto (indagine realizzata dall'autorità indipendente britannica sulle comunicazioni Ofcom, segnalazione di Damian Radcliffe, College of Journalism) mostra quanto l'affermazione di Facebook abbia influito negativamente su Tv e giornali . La coperta evidentemente è troppo corta, rispetto all'enorme  mole di dati e informazioni disponibili.

venerdì 13 gennaio 2012

NYT e FT, passaggi digitali

Le strategie del New York Times e Financial Times in un articolo di Frédéric Filloux (qui, via paidContent.org). L'obiettivo delle due testate sembra essere il digitale a pagamento. Passaggio spinto dal sensibile aumento dei prezzi delle versioni cartacee. La forbice rispetto agli abbonamenti online arriva fino al 70%.

Filloux individua tre scelte che hanno fissato le strategie editoriali del NYT.
Il rapporto con Apple. Il giornale ha colto sin dall'inizio le opportunità offerte da iPad. La collaborazione con Cupertino è stata un modo per presentare i propri contenuti a un nuovo pubblico, diverso soprattutto nell'uso dello strumento. Rapporto con Apple che, per il giornalista francese, è utile nella fase di start up, nel breve periodo, mentre in prospettiva sarebbe auspicabile puntare su piattaforme proprietarie e autonome.
Un sistema di prezzi liquido, adattabile alle diverse tipologie di utenza e capace di preservare i margini dell'advertising online. Il paywall rivolto agli hard user (scontato per gli abbonati al quotidiano) ha ridotto l'impatto negativo su utenti unici e page view.
Infine l'unicità dei contenuti (e relativa qualità), che non è una strategia, ma la natura stessa delle testata, tradizionale e online. E che resta il legame che connette quella comunità che si aggrega - e realizza - un giornale. L'Economist l'ha chiamata mass intelligence ed è stata il punto di partenza del proprio successo (qui l'analisi di di Pierluca Santoro sull'audience del settimanale inglese).

mercoledì 11 gennaio 2012

Giornali d'Australia

Video sul rapporto tra giornali tradizionali e nuovi media. Realizzato da News Limited (media company australiana con più di 3mila giornalisti a servizio, fonte Wikipedia), contiene spunti di riflessione, come il frame del minuto 1,13: i contenuti diffusi e riprodotti sulle piattaforme digitali provengo in prevalenza dai media mainstream (stampa e Tv).


lunedì 9 gennaio 2012

Piattaforme sociali da usare. Per imparare

Sul finire dell'anno è stata fatta la proposta di un codice di auto-disciplina per chi fa informazione online. Idea lanciata la Luca De Biase (qui e qui), ripresa e riletta dal Pier Luca Santoro (qui qui).
Regole, dunque, come garanzia per il mantenimento della veridicità e dell'attendibilità. Due elementi, il cui orizzonte appare sempre più sfocato dall'impatto delle reti sociali come media mainstream auto-prodotto. I punti deboli dell'inedito ecosistema (non nuovi, peraltro, ma amplificati): la verifica delle fonti e i tempi brevi di pubblicazione.

L'avvento dei canali di notizie online ha pigiato sull'acceleratore temporale, senza fissare un metodologia d'uso. Mancanza essenzialmente generata da due cause: scarsa conoscenza dei nuovi ambienti e necessità di lanciare nel più breve tempo possibile la notizia. In molti siti all-news (quasi tutti?) vale il principio "prima pubblico" e poi "verifico" o meglio "rettifico". Un rovesciamento delle vecchie regole.

Tutta questa fretta è dettata da ragioni di traffico. Perché numero degli utenti e relative page view restano ancora il perno su cui ruota il debole ecosistema digitale. Per ora non ci sono alternative, soprattutto per quelle realtà che non hanno parte del business nell'analogico. E comunque il traffico serve a tutti, anche a chi aspira ad avere un sistema di paywall, perché ha preso il posto delle copertine, delle foto, dei titoli a tre colonne.

Il gioco è questo, seppure drogato da un pubblico sempre più famelico e di bocca buona. Atteggiamento a cui si risponde con gli stessi ingredienti. In questo modo i record di accesso sono fiammate di breve durata che lasciano pochi lettori fedeli (e disposti a stare sul sito). A ben vedere la differenza tra chi è "arrivato prima" e chi "un po' dopo" è minima. Le notizie sono imbottigliate nel rumore di fondo dei feed Rss.
Si dovrebbe volgere lo sguardo (e l'impegno) su due direzioni: bruciare sul tempo la concorrenza offrendo, nello stesso tempo, qualcosa in più. Oppure liberarsi dalla dittatura della breaking news, arricchendo il racconto di fatti inediti, verificati. Obiettivi raggiungibili, a patto di fissare una metodologia e di sperimentare l'uso delle piattaforme sociali.