Il giornale è un’applicazione? La forma punta verso questa direzione. L’integrazione con i nuovi supporti, l’organizzazione tra testo, video e audio sottendono la funzione di un software in grado di mettere in contatto questi elementi (De Biase, Maistrello "Giornalismo e nuovi media", pag. 159).
Ma chiudere in funzionalità matematiche un prodotto editoriale è limitante. Il giornale è essenzialmente un racconto. Continuo, quotidiano o periodico.
Guerra e pace, vita e morte finiscono in questo contenitore.
Poi viene il supporto. La stampa e il web, le applicazioni arrivano un momento dopo.
L’innovazione del settore che si limita solo alla formulazione di software più o meno sofisticati porta con sé il rischio di confondere gli utilizzatori del supporto tecnologico con i lettori. Due realtà che spesso non coincidono.
martedì 31 agosto 2010
lunedì 30 agosto 2010
Smog sull’informazione economica
Non posso fare a meno di tornare sull’argomento. Soprattutto dopo avere letto l’articolo di Francesco Daveri su Lavoce.info . Tema: la crisi economica non raccontata dai media. Anzi nascosta, un po’ per colpa, molto per dolo.
Eppure l’accesso alle fonti, i dati Istat e Ocse, per esempio, non è impervio. L’interpretazione dei dati richiede una preparazione base di medio livello.
Si gioca sull’ignoranza del lettore. Se pochi conoscono cosa significa "Prodotto interno lordo", la manipolazione e la scorretta lettura dei dati sono più semplici.
Perché nascondere e raccontare la realtà in maniera approssimativa? Una risposta è fornita dall’autore: non si vuole disturbare “il manovratore”. Ma credo che ci sia anche una buona dose di approssimazione e impreparazione della categoria. Apolitica, che è pure peggio.
Peccato perché l’informazione economica potrebbe raccogliere un buon consenso di pubblico.
Che sia l’ora di un quotidiano divulgativo sull’argomento?
Eppure l’accesso alle fonti, i dati Istat e Ocse, per esempio, non è impervio. L’interpretazione dei dati richiede una preparazione base di medio livello.
Si gioca sull’ignoranza del lettore. Se pochi conoscono cosa significa "Prodotto interno lordo", la manipolazione e la scorretta lettura dei dati sono più semplici.
Perché nascondere e raccontare la realtà in maniera approssimativa? Una risposta è fornita dall’autore: non si vuole disturbare “il manovratore”. Ma credo che ci sia anche una buona dose di approssimazione e impreparazione della categoria. Apolitica, che è pure peggio.
Peccato perché l’informazione economica potrebbe raccogliere un buon consenso di pubblico.
Che sia l’ora di un quotidiano divulgativo sull’argomento?
venerdì 6 agosto 2010
Singhiozzo di Sicilia

Sono dotato di connessione mobile, ma per esperienza ho poche speranze d’avere collegamenti efficienti alla rete. Poco male, gli effetti catartici d’agosto sono benefici, seppure scolpiti, ai lati, da folla e chiasso.
Un saluto. E a settembre.
giovedì 5 agosto 2010
Scrivere per Google
"Ottimizzazone Seo", l’oggetto. "Seo manager", la provenienza. "Linee guida per farsi trovare dai motori di ricerca", l’allegato.
Editor e giornalisti, da tempo, hanno a che fare con compiti nuovi oltre quello dello scrivere. Ovvero realizzare pezzi per comparire nei listing visualizzati da Google.
Ma queste regole hanno prezzo. La creatività è sacrificata, mentre viene esaltata l’omologazione.
Adam Westbrook, sui Owni, si chiede se i giornalisti ormai stanno scrivendo per Google, dimenticando i lettori.
Ne consiglio la lettura (clicca qui), giusto – serve sempre – per avere una consapevolezza più nitida del nuovo orizzonte che ha assunto l’informazione del terzo millennio.
Editor e giornalisti, da tempo, hanno a che fare con compiti nuovi oltre quello dello scrivere. Ovvero realizzare pezzi per comparire nei listing visualizzati da Google.
Ma queste regole hanno prezzo. La creatività è sacrificata, mentre viene esaltata l’omologazione.
Adam Westbrook, sui Owni, si chiede se i giornalisti ormai stanno scrivendo per Google, dimenticando i lettori.
Ne consiglio la lettura (clicca qui), giusto – serve sempre – per avere una consapevolezza più nitida del nuovo orizzonte che ha assunto l’informazione del terzo millennio.
mercoledì 4 agosto 2010
Micro guadagni sociali per pagare le notizie
La ricerca di soluzioni per il sostentamento della filiera informativa-editoriale non si ferma. MediaShift racconta di un nuovo modello, fondato su quattro linee guida: micro guadagni, condivisione, moneta virtuale, sistema bancario centralizzato e flessibile.
L’idea è firmata Geoffrey Graybeal e Jameson Hayes, qui i dettagli in Pdf.
Il funzionamento si basa su punti/soldi virtuali – comunque venduti dall’editore a fronte di un esborso reale -. Con questo bonus il lettore può acquistare gli articoli. Ma può pure condividere i contenuti sui social network: se il pezzo viene comprato da altri, guadagna punti/soldi virtuali.
Come trave portante del modello, un sistema bancario centralizzato ed efficiente che consenta ai quotidiani, soprattutto quelli locali , di fissare il prezzo, per esempio in funzione delle qualità e dell’unicità dei contenuti.
Il modello elaborato da Graybeal e Hayes dovrebbe lavorare accanto alle formule più tradizionali: micro-pagamenti, sottoscrizioni online, raccolta pubblicitaria.
Prove, idee, sperimentazioni.
L’idea è firmata Geoffrey Graybeal e Jameson Hayes, qui i dettagli in Pdf.
Il funzionamento si basa su punti/soldi virtuali – comunque venduti dall’editore a fronte di un esborso reale -. Con questo bonus il lettore può acquistare gli articoli. Ma può pure condividere i contenuti sui social network: se il pezzo viene comprato da altri, guadagna punti/soldi virtuali.
Come trave portante del modello, un sistema bancario centralizzato ed efficiente che consenta ai quotidiani, soprattutto quelli locali , di fissare il prezzo, per esempio in funzione delle qualità e dell’unicità dei contenuti.
Il modello elaborato da Graybeal e Hayes dovrebbe lavorare accanto alle formule più tradizionali: micro-pagamenti, sottoscrizioni online, raccolta pubblicitaria.
Prove, idee, sperimentazioni.
martedì 3 agosto 2010
Bombe a grappolo
Dal primo agosto è in vigore la convenzione Onu che bandisce la costruzione e l’uso delle cluster bomb. Il 98% delle vittime di queste armi – che sparpagliano su vaste aree del terreno sub ordigni – sono civili.
La convenzione è stata firmata da 107 paesi, tra i quali l’Italia. E’ stata ratificata – ovvero si è trasformata in norma cogente per l’ordinamento – da 37, tra i quali non c’è l’Italia.
Stati Uniti, Cina e Russia non hanno aderito al bando.

La notizia è pubblicata - anche - da The Economist nella sezione daily chart, dove gli articoli (brevi) sono sempre accompagnati da info-grafica.
A mio giudizio la sezione rimane un esempio da seguire: informazione efficace e funzionale ai bisogni dei lettori online.
La convenzione è stata firmata da 107 paesi, tra i quali l’Italia. E’ stata ratificata – ovvero si è trasformata in norma cogente per l’ordinamento – da 37, tra i quali non c’è l’Italia.
Stati Uniti, Cina e Russia non hanno aderito al bando.

La notizia è pubblicata - anche - da The Economist nella sezione daily chart, dove gli articoli (brevi) sono sempre accompagnati da info-grafica.
A mio giudizio la sezione rimane un esempio da seguire: informazione efficace e funzionale ai bisogni dei lettori online.
lunedì 2 agosto 2010
L’era di Facebook
Indagini, analisi, ricerche. Conferme quotidiane sul ruolo da protagonista del media sociale ideato da Mark Zuckerberg. L’articolo di Frédéric Filloux (Monday Note) mette in risalto i punti di forza di Facebook: numeri impressionanti non solo se paragonati ai siti d’informazione, ma pure a Google. Un "cyber black hole".
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