martedì 27 aprile 2010

Contenuti a pagamento, il Washington Post sull’argine del fiume

Nella lista di coloro che vogliono mettere fine al tutto gratis, per ora, non c’è il quotidiano statunitense. Lo ha detto Boisfeulliet Jones Jr, vice presidente della Washington Post Company.
Wait and see”, ha affermato Mr Jones. Ovvero aspettare e vedere cosa fanno gli altri.

Il New York Times dal 2011 dovrebbe lanciare la formula dell’abbonamento elastico. Ovvero consentire la visualizzazione degli articoli ai visitatori occasionali. Dopo un certo numero di consultazioni scatta la richiesta di pagamento. La formula è soft, ma la sostanza non cambia: si paga.
La medesima scelta è adottata dal Financial Times, sottoscrizione dopo 10 articoli letti. Il Wall Street Journal per gli articoli di maggior valore chiede l’abbonamento, al prezzo di 1,99 dollari la settimana.

I dubbi del Post sono un bel segnale sui rischi del passaggio a un sistema chiuso. La formula a pagamento è quelle più facile, la reazione riflessa. Tutto da verificare che sia quella giusta.

Perplessità condivise pure in Italia, paese storicamente reticente ai pagamenti, soprattutto se si tratta di acquistare merce considerata oramai gratuita ex lege.
Ecco cosa ha detto Maurizio Costa amministratore delegato di Mondadori: “il modello di business dell'editoria digitale non è legato a un sistema di pagamento dei siti, un sistema molto difficile da consolidare”.

Il futuro dirà se questa sarà la scelta degli editori italiani, oppure se qualcuno si farà sedurre da sottoscrizioni e abbonamenti.
Forse Il Sole 24 Ore? Secondo alcune voci, il quotidiano di Confindustria potrebbe passare al pagamento, almeno per una parte dei suoi contenuti.

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