In Italia l'accesso alle informazioni online avviene attraverso siti e portali generalisti (luglio2009 Nexplora/Microsoft, ottobre 2009 Astra ricerche). Twitter - secondo ricerche effettuate in gran Bretagna e negli Usa - non porta traffico ai giornali: sembra, dunque, che gli utenti si fermino al breve messaggio di testo.
Nonostante il rischio di forzature, non supportate da evidenze empiriche, si può tentare di fare qualche ipotesi di lavoro.
I due lavori mettono in luce come sul web, la generalità degli utenti s’informa attraverso short news.
Per quanto riguarda la Penisola, si conferma l'attitudine televisiva al consumo delle informazioni. La notizia del telegiornale ha caratteristiche simili al lancio dei portali, al breve messaggio di Twitter: sono imposti limiti precisi, nel tempo - la tv - o nel numero delle battute. Livellano i fatti entro contenitori preordinati. La preferenza del pubblico per questa informazione potrebbe fare oscillare la certezza di chi invoca il ritorno al giornalismo d'inchiesta per rilanciare le sorti di giornali e riviste.
La diffusione dei nuovi ecosistemi informativi ha scomposto in modo modulare contenuti e lettori. E all'orizzonte si sta mostrando un’ulteriore suddivisione dei recenti ambienti informativi (splinternet).
Il giornale da sempre acquistato in blocco, sul web è ora sezionato secondo gli interessi del lettore.
I lettori - o la maggior parte di essi - possono decidere di leggere solo brevi notizie passando da un sito all'altro.
Far pagare queste notizie potrebbe non avere senso. A meno non si scelga l’alternativa dell’abbonamento. Ma anche in questo caso funziona solo se tutta l’offerta online va in questa direzione.
La qualità, l’approfondimento possono funzionare, ma verso un pubblico ridotto. Occorre trovare un equilibrio tra numeri relativamente contenti di lettori e investimenti. Perché il giornalismo di qualità costa. E ancora di più costa rinunciare alla raccolta pubblicitaria, garantita solo da forti numeri di traffico.
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