Nonostante la direttiva Mifid, secondo un’inchiesta di Altrocosumo (qui) il 70% delle banche fornisce consigli non adeguati al profilo del risparmiatore. E nel 79% dei casi, l’informazione è stata fuorviante e poco trasparente.
La “riserva di caccia” per gli istituti di credito ha un perimetro ampio, ed è delimitata dalla scarsa educazione finanziaria, alimentata anche da un giornalismo poco civile e molto autoreferenziale. Come denuncia Brian Bloch (qui, via San Francisco Chronicle). La tesi non è nuova, ma sempre attuale: si scrive per chi non ha bisogno d’essere informato. Attitudine professionale che sicuramente contribuisce alla perdita del valore qualitativo dell’informazione.
L’area economico finanziaria è un terreno tendenzialmente vergine, con ampi margini di profilazione e verticalizzazione. Lettori da conquistare, prodotti da creare.
In una società che sta sistematicamente perdendo l’infrastruttura di sicurezza costruita dal boom economico - il posto fisso, la pensione, la liquidazione -, il giornalismo dovrebbe caricarsi del compito di rappresentare e dare senso al nuovo orizzonte. Sfida difficile, ma potenzialmente in grado di riservare interessanti ritorni, professionali ed economici.
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