Un cambio culturale è richiesto alle redazioni nel rapporto con i media sociali. Nella ricerca dei fatti, nell'attendibilità delle testimonianze. Accanto ai canali tradizionali, video e scritti, foto, pubblicati su piattaforme come Twitter, vanno valutati, analizzati.
Di questo si è discusso al Social Media Summit, evento reso in sintesi da Federica Cherubini, qui, via editorsweblog.org.
Il passaggio dell’età di mezzo è questo, il vecchio mondo è cambiato. Si articolano e si formano nuovi e possibili comportamenti, nella consapevolezza – a volte frustante – che l’orizzonte ha linee oscure.
Il modello di business - oggi vincente e dominante - accentrato sulla raccolta pubblicitaria, sta forgiando una professione “paradosso”. Si chiede maggiore abilità e più attenzione nel maneggiare il flusso dei dati creati nelle reti digitali, mentre il mercato costruisce binari che indirizzano a contenuti influenzati dall’investimento pubblicitario.
Frédéric Filloux su MondayNote (qui la traduzione, via Lsdi) illustra bene i rischi che corre l’informazione costruita attorno all’audience. E' un passaggio per opposti quello che contraddistingue il percorso verso l’innovazione. Sia per gli editori, sia per i giornalisti.
Nessun commento:
Posta un commento