L’uso veloce delle notizie condiziona non solo il contenuto – che privilegia argomenti leggeri, sotto l’egida dell’infotainment - ma anche le abitudini di lettura del prodotto editoriale. Un titolo e venti righe di testo guidano e determinano i comportamenti - compulsivi - del lettore.
La struttura portante dei siti d'informazione è ancora fondata sull'articolo che, nonostante link, interattività e condivisione, mantiene le proprie origini analogiche. Una narrazione di parole.
L’abilità dello scrivere continua a essere un elemento importante, ma le dinamiche della comunicazione digitale hanno introdotto nuove variabili che non possono essere ignorate. Un pezzo da 5/6.000 battute, che si sviluppa dall’apice del monitor e finisce giù in basso, negli inferi del pedice, ha alte probabilità d’essere abbandonato a metà strada.
In un post di qualche giorno fa Pierluca – via il Giornalaio – indicava la timeline come mezzo innovativo per raccontare la realtà (La Timeline del Processo ad Assange). La realizzazione, firmata nella specie da Effecinque, rappresenta la ricerca di un linguaggio alternativo, in grado di plasmare la narrazione sulle nuove piattaforme e sulle abitudini dei lettori su di esse formate.
A mio giudizio il principio guida di questa sperimentazione è quello del “tutto e subito”. Ovvero dare all’utente lettore la piena padronanza visiva dell’argomento nei suoi tratti essenziali. A pensarci bene è quello che avviene per un articolo su carta e non avviene per un lungo pezzo online. Un’informazione fotografica che “aggrega snack news” per rimandare al dopo l’eventuale approfondimento.
Storify ha forti potenzialità in questo senso, seppure fa maggiore utilizzo del testo e si sviluppa dall’alto verso in basso. Ma con modalità diverse, spezzando il racconto in tanti micro pezzi, aggregando risorse diverse prese dai media sociali. Con il vantaggio, peraltro, di non obbligare il lettore a cercare aggiornamenti su altri siti. E pure le infografiche, nonostante un certo abuso che non abbassa l'indubbio valore, si muovono sulla linea dell’informazione visiva e immediata.
I quotidiani online, soprattutto italiani, sono poco propensi nel sperimentare questi nuovi strumenti in forma intensiva ed efficiente. Lo sbilanciamento verso il classico articolo è evidente. Probabilmente è la migliore soluzione dal punto di vista dei costi e dei profitti. Anche se questa scelta impone la ricorsa assidua verso metriche pubblicitarie decisamente orientate verso la quantità.
La ricerca di nuovi strumenti narrativi potrebbe dare un valore diverso alla lettura online, un apprezzamento in grado – forse – di diminuire la dipendenza dal click selvaggio.
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