Condivido il giudizio di Girolamo De Michele (qui la recensione di Benedetta Tobagi del libro “La scuola è di tutti”, Repubblica), ovvero del disegno politico realizzato per foraggiare il business delle scuole private e rendere gli esclusi - perché non possono - “meno colti”, più controllabili.
Tornando al perimetro del blog, European Juornalism Observer (qui) racconta delle prossime iniziative italiane dell'informazione online, orientate sull’aggregazione di contenuti e caratterizzate da redazioni light.
E’ riproposta l’intervista a Marco Benedetto fondatore di Blitz, il capofila italiano di queste pubblicazioni.
Questo passaggio, che hai tempi mi era completamente sfuggito, deve essere oggetto di riflessione:
“Per cominciare 100mila euro all’anno bastano e avanzano. Metà vanno ai ragazzi che lavorano con me: prendo studenti, disoccupati, precari. Ma sulla parte tecnica credo di aver scelto tra i più bravi”.Sorvolando sulla delocalizzazione generazionale che sta subendo il Paese, per ragioni di luogo e spazio.
Se questa diventasse la ricetta dei nuovi giornali, il risultato finale non potrà che essere il confezionamento di prodotti di scarsa qualità. Con poche risorse investite sulle persone, sulla parte intellettuale – che dovrebbe essere il core nell’editoria – non si può offrire qualcosa di diverso.
Tendenza che potrebbe portare l’approfondimento, la produzione di buon livello dietro le sottoscrizioni di abbonamenti. A pagamento.
Ora se si torna al punto d’inizio, i tagli all’istruzione, si ottiene una perfetta quadratura del cerchio: una società divisa a metà.
I ben istruiti, provenienti da scuole private, con le risorse culturali necessarie, accedono all’informazione di buon livello.
Per l’altra parte, i figli delle scuole pubbliche, l’orizzonte sarà scritto dalle junk news.
Nessun commento:
Posta un commento