La nostra infanzia digitale è finita, dice Tom Rosenstiel (qui l'articolo su Pew). La produzione e il consumo di notizie hanno contorni del tutto diversi rispetto a poco tempo fa. “News 3.0” è la definizione che usa l’autore per descrivere questa nuova era. Il sisma tecnologico ha travolto lettori ed editori. I protagonisti del cambiamento sono noti – motori di ricerca, piattaforme sociali, devices, acculturamento informatico -.
Innovazione, appunto. Con frenetica frequenza spuntano idee, strategie, originali prodotti editoriali. Possono chiamarsi Il Post o iPad. E poi le scelte verticali del Financial Times, i paywall del Times e del Sunday Times.
Eppure, nonostante l’ottima dose di sperimentazione, il filo comune che unisce queste iniziative, salvo qualche rara eccezione, è la difficoltà di fare quadrare i bilanci. Basta abbozzare un business plan, con un pizzico di onestà intellettuale, per comprendere quanto sia alta da scalare la montagna della sostenibilità economica.
Tanto che sembra una vena di ottimismo irrazionale – elemento che comunque ha portato al successo molte rivoluzioni della storia umana – il vero motore dell’innovazione.
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