La censura non è un patrimonio dei Paesi esotici o di lontane dittature. Spesso è utilizzata a piene mani anche da quelle che sono considerate democrazie avanzate. Le vie per imporre limitazioni e controlli sono diverse, di solito condensate attorno al principio della sicurezza (dello Stato, dei cittadini, dell'interesse nazionale).
Negli Usa “The protecting cyberspace as a national national assect act of 2010” potrebbe consegnare a un'autorità statale – la National center for cybersecurity and communications – il potere di chiudere l'accesso a internet (qui, via The Blog Herald). Potere esercitabile per proteggere i cittadini da minacce informatiche (virus?).
In Italia, Tluc blog segnala (qui) la delibera n. 668/2010 dell'Autorità garante per le comunicazioni che consente di impedire – con criteri poco chiari – l'accesso a qualunque sito web sospettato di violazione delle norme sul diritto d'autore. Accertamento e relativa sanzione eseguite scalvando la magistratura ordinaria (“Sito non raggiungibile” è l'iniziativa di protesta contro il provvedimento).
La Cina, l'Egitto e l'Iran – evidentemente – non sono luoghi e realtà lontane.
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