“Ha vinto la rete”. Raccontano i media per spiegare l’alta partecipazione ai referendum del 12 e 13 giugno 2011. Così come per i fatti di Milano – città che frequento per lavoro. La comunicazione digitale, parallela – non alternativa – ai media mainstream, ha giocato un ruolo rilevante nella vittoria finale di Giuliano Pisapia.
Dunque l’Italia si è trasformata? Non eravamo un popolo teledipendente, vecchio e poco informatizzato?
Io non credo che il paese sia cambiato così in fretta e all’improvviso. Intendo dal punto di vista del ritardo tecnologico e del consumo dell’informazione. Con tutta probabilità – e più semplicemente – è stata la realtà quotidiana a guidare le scelte dell’elettorato. Che ha assunto le forme di paura per il nucleare o di sospetto per la gestione privata dell’acqua pubblica. E Pisapia è stato spinto verso il successo dalla cattiva amministrazione cittadina del sindaco Moratti.
La rete, ancora, ha negato ogni presunta divisione tra reale e virtuale. E ha assunto il ruolo di megafono e registrazione del vivere quotidiano, delle paure e del malcontento.
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