In questi giorni tre famosi quotidiani si sono presentati ai lettori online con una nuova veste. Il Sole 24 Ore, il Sunday Times e The Times hanno profondamente ridisegnato i loro rispettivi siti.
Le home page sono accumunate da un ampio uso delle immagini. Soprattutto il Sole e il Sunday, accompagnano gli strilli principali con grandi foto che occupano gran parte dello spazio fisico dello schermo.
Le foto. Una specie di dittatura, sotto la quale sembra soccombere lo scritto. Il metodo televisivo – che riduce la realtà dentro sequenze d’immagini – ha influenzato pesantemente tutti i media, pure la rete che in tal senso ha accelerato il percorso d’avvicinamento.
E’ la società delle immagini, ben descritta negli anni ’80 da Italo Calvino nelle sue “Lezioni americane”, capitolo “Esattezza”:
"… Viviamo sotto una pioggia interrotta d’immagini; i più potenti media non fanno che trasformare il mondo in immagini e moltiplicarlo attraverso una fantasmagoria di giochi di specchi: immagini che in gran parte sono prive delle necessità interna che dovrebbe caratterizzare ogni immagine, come forma e come significato, come forza d’imporsi all’attenzione, come ricchezza di significati possibili. Gran parte di questa nuvola d’immagini si dissolve immediatamente come sogni che non lasciano traccia nella memoria; ma non si dissolve una sensazione d’estraneità e di disagio… ".
In queste scelte editoriali, se non sono supportate da un lavoro certosino della redazione, il rischio omologazione è altissimo. Per fare un esempio: se lancio il pezzo sulla manovra correttiva con la faccia del ministro Tremonti cosa aggiungo rispetto a quello che fanno altri 10, 100, 1000 siti?
La risposta potrebbe essere: un articolo interessante e ben fatto. Ma allora perché un ottimo contenuto deve utilizzare un vestito realizzato in serie e acquistato al mercato?
La “grande foto”, inoltre, è assetata di spazio, mette ostacoli alla visibilità degli altri contenuti. Chi acquista un giornale di carta ha la sensazione d'avere sotto controllo gran parte degli articoli pubblicati, una home page fatta da grosse immagini, crea nel lettore smarrimento.
Le immagini a volte possono nascondere, anziché svelare.
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