L’impronta delle news sui siti è comune. Gossip e cronaca nera, sesso, ma patinato. E politica, o meglio si racconta quello che i politici dicono e fanno (in televisione).
E’ un modo semplice e facile d’informare. Pochi problemi, scarsa necessità di controllare le fonti.
Ed è veloce. Non sono necessarie redazioni numerose e, spesso, neppure serve l’abbonamento a un’agenzia.
La filiera dell’informazione usa e getta ha un grande pregio: piace, è letta. Ovvero fa utenti e pagine viste, il binomio portante per la raccolta pubblicitaria online.
Un percorso che in qualche modo penalizza la qualità e tende all’omologazione.
Soluzioni? Modelli diversi? La questione è presente fra gli addetti ai lavori, ma la “quadra” sembra lontana. Nebulosa. Più per reazione emotiva che razionale, sta spuntando l’opzione “pagamento delle news” – molti vivono l’attesa messianica dell’iPad -.
Ma per fare soldi così, è comunque necessario che il media sia di massa. Dunque si potrebbe scrivere – e chiedere la sottoscrizione di un abbonamento - di pettegolezzi, di politica e di sesso con video accurati e più foto, cosi belli da vedere su un tablet…
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