“Il terreno comune è il fatto che ciò che risulta attraente per i pubblico fa crescere audience, introiti, influenza, e prestigio professionale per i giornalisti e commentatori televisivi. Tradotto nell’ambito della politica, vuol dire che l’informazione che ha maggior successo è quella che massimizza gli effetti di intrattenimento che corrispondono alla cultura consumista di marca di cui sono permeate le nostre società. Il concetto di democrazia deliberativa basata sull’inchiesta d’approfondimento e la discussione informata è in netto contrasto con le tendenze culturali generali del nostro tempo… Ciò non significa che la gente non abbia a cuore le questioni importanti. Significa che affinché questi temi (per esempio l’economia, la guerra, la crisi degli alloggi) vengano percepiti da un vasto pubblico, devono essere presentati nel linguaggio dell’infotainment, nel senso più ampio del termine: non solo eventi comici, ma anche drammi… “Castells attribuisce questa logica di funzionamento sopratutto ai media mainstream, mentre riconosce meccanismi diversi – e più autonomi – all’autocomunicazione di massa che prende forma attraverso la comunicazione digitale.
Diversità che esiste, ma in quella parte che, per sintesi, può essere compresa nella blogosfera e nei social media. Nicchie. L’infotainmet è la stella polare dell’informazione, se si mira al profitto. Limitando l’analisi al web, la palizzata è rinforzata anche dall’imporsi delle logiche seo, che istituzionalizza infotainment nel profondo, andando ad incidere nella forma dello scrivere, nell’ordine – grammaticale - della parole.
Il mercato è sempre più stretto. E non solo quello dei ricavi pubblicitari – che si sono ridotti -. Tira, sulla pancia, pure il vestito di chi intende produrre innovazione, a partire dal contenuto. Gli spostamenti possibili sembrano pochi, a meno che si decida di aggirare lo steccato scavando. Ma questa è informazione verticale.
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