Un codice internazionale di etica dell’informazione. E’ quanto propone l’European journalism centre. Si fonda su cinque principi: ricerca della verità, rispetto della privacy, difesa della libertà di stampa, rifiuto della discriminazione e del sensazionalismo (qui la sintesi da Lsdi).
I codici etici sono sempre da valutare con diffidenza. Nella migliore delle ipotesi sono il segnale di un problema. E sono spesso inutili.
Il contenuto del “codex” traccia linee ovvie: verità, libertà, discriminazione, privacy. Poco da dire. Seppure fosse adottato – da chi? blogger, editori e ordini, giornalisti -, il giorno dopo lo scorrere del fiume editoriale non cambierebbe corso.
C’è il rifiuto del sensazionalismo. E cos’è? Disseppellire i morti, vivisezionare i cadaveri, fare spettacolo con i drammi umani? Paletti posti su un terreno talmente molle da renderli inutili.
Se non piace la piega che ha preso l’informazione - ridondante, stereotipata - non servono regolamentazioni.
È giustificata la preoccupazione di chi pensa che l’offerta influenzi la domanda.
Ma un simile panorama dopotutto è anche un’occasione per chi vuole provare strade diverse. Sono convinto che ci sia un arcipelago civile in grado di diventare massa. Serve il coraggio di proporre un contenuto diverso, lavorare ai fianchi e con pazienza. Il successo di alcune trasmissioni di qualità televisive – la tv, luogo indicato come la culla del sensazionalismo spiccio – dovrebbe essere di buon auspicio.
European Code of Media Coverage Ethics
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