I commenti sono utili per un sito d’informazione, ma possono trasformarsi in luoghi d’insulto, di minacce o, succede anche questo, in chat, dove si discute di tutt’altro (segnale, peraltro, da non trascurare).
Di solito ci si difende ponendo sotto registrazione l’uso dei commentari, soluzione che non elimina i rischi. E comunque rimane necessario impiegare risorse per il controllo. Le black list, basate su keyword, sono destinate a impietosi, quanto quotidiani, insuccessi.
La soluzione proposta da Reuters (qui da editorsweblog), in via sperimentale, va seguita con attenzione.
E’ un sistema che si fonda sulla reputazione sociale acquisita. In pratica i moderatori intervengono all’inizio, nel momento in cui un lettore comincia a utilizzare il servizio. Nel tempo, sulla base di valutazione fondata sulla bontà dei post, se l’utente si raggiunge un determinato monte punti, potrà commentare e discutere senza la necessità di alcun controllo o filtro.
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