La questione posta da Augie Ray (qui), analista di Forrester Research, è intrigante: la diffusione dei media sociali renderà il pianeta più pacifico e civile? La domanda non è nuova. Manuel Castells (Comunicazione e potere) attribuisce alle reti sociali la potenziale capacità di riprogrammare la comunicazione e di fornire gli strumenti d’affermazione della politica insorgente.
La storia è piena di speranze disattese dall’innovazione tecnologica. Prospettiva temporale che conosce e cita l’analista di Forrester. Come la diffusione della tv via cavo, che avrebbe dovuto attivare la partecipazione democratica, anziché diventare – come è stato - un grande contenitore merceologico.
Fallimenti. Che non scoraggiano Ray - e altri -.
La piazza globale dentro la quale le persone possono parlasi e condividere, agire è un fenomeno quantitativamente nuovo. I nodi trasmissione e di coagulazione agiscono più efficacemente e più velocemente rispetto al passato. Dunque esiste l’effettiva possibilità che gruppi di pressione e formazioni politiche esogene al sistema possano organizzarsi e diventare attori di cambiamento.
Potenzialità, sicuramente rivoluzionarie in un “mercato perfetto”, ovvero in una società con livelli d’istruzione poco disomogenei. Altrimenti nelle soluzioni di continuità potranno germinare barriere e usi diversi tali da rendere i media sociali una parte dell’apparto dell’attuale infotainment.
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