giovedì 3 giugno 2010

Analfabetismo finanziario

L’Italia si trova in fondo alla graduatoria internazionale dell’alfabetizzazione finanziaria. Sull’argomento un articolo di Tullio Jappelli pubblicato su lavoce.info.
Situazione determinata – per il professore di economia – da due cause:
- un livello d’istruzione carente, soprattutto per quanto riguarda le nozioni di matematica;
- l’ampio perimetro delle pensioni pubbliche che non favorisce la conoscenza degli strumenti alternativi alla copertura previdenziale Inps.
Si potrebbe aggiungere una terza causa: la tendenza dei media – soprattutto dei giornali – a usare un linguaggio per pochi.

Qualche anno fa Tullio De Mauro lanciò un'iniziativa: fare un giornale utilizzando unicamente il linguaggio di base – circa 7.000 vocaboli – con l’obiettivo di realizzare testi informativi molto leggibili e comprensibili. Un prodotto che si rivolgeva agli stranieri con scarsa familiarità con la lingua italiana, ma anche ai cittadini che, dopo la scuola dell’obbligo, leggono poco a causa della scarsità di testi adeguati alla loro preparazione.
Qui si può vedere il lavoro. Può apparire banale, ma se un simile esperimento fosse virato, nei limiti tecnici dei temi trattati, in ambito economico finanziario sono sicuro che il prodotto finale avrebbe più di un estimatore e di un lettore.

Tornando all’articolo di Japelli, il confronto internazionale sull’alfabetizzazione finanziaria è piuttosto impietoso. L’Italia è al trentesimo posto, vicino a Polonia, Indonesia, Bulgaria.

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