martedì 29 giugno 2010

Caffè-redazione. Anche negli States

Sembra che l’idea di portare le redazioni fuori dagli uffici piaccia agli editori. Anche dagli Stati Uniti – dopo la Repubblica Ceca – arriva la notizia di giornalisti al lavoro in coffee house. Stessi obiettivi: togliere barriere, creare contatti diretti. Medesimo è pure il prodotto: news locali.

Che il rilancio possa passare dal bisogno innato di socializzare?
Nella Penisola una simile esperienza potrebbe avere un effetto devastante, positivo. La casta – che un po’ lo è, ma molto è così percepita – che si apre ai mortali.

lunedì 28 giugno 2010

Social media, guida all'ascolto

Meaghan Edelstein (Mashable) suggerisce come utilizzare i network sociali per rafforzare il business delle imprese. Un breve lettura, ma utile.

Il denominatore comune dei diversi consigli può essere sintetizzato in "capacità di ascoltare". Abitudine intellettuale che si è persa, sopratutto fra gli addetti ai lavori dell'informazione: giornalisti ed editori. Ho la sensazione - rigorosamente non provata - che siti, giornali, magazine siano pubblicati per il pubblico che si ha in mente. A volte diverso da quello reale.

venerdì 25 giugno 2010

News-video-local

1) European Journalism Observatory sul modo d’informarsi in rete. Il lettore online ama la rapidità, la sintesi e sfugge all’approfondimento. Un processo verso la leggerezza dei contenuti. Si sta affermando un modello in antitesi all’attuale filiera industriale di produzione editoriale.

2) Negli Stati Uniti, un’indagine del Reynolds Journalism Institute rivela che circa la metà dei siti di news locali ha realizzato profitti durante lo scorso anno. E sono positive anche le prospettive per il futuro.

3) Nel mese di maggio, secondo comScore, You Tube ha battuto tutti i record. Sono stati visti 14,6 miliardi di video.

Dunque: rapidità e sintesi, notizie locali e multimedialità. Queste coordinate possono suggerire qualcosa?
L’effimero e un certo localismo hanno un pregio: destano l’interesse di chi legge poco. Una chiave potrebbe essere questa: usare questi argomenti per creare un bisogno, un mercato. In grado, poi, di maturare in forme più evolute che possano dare nuove opportunità a un’informazione più strutturata (realizzata in modalità nuove).

mercoledì 23 giugno 2010

Crepuscolo

"Dolce e chiara era la notti e senza vento. E la luna, inveci di posari supra all'orti, galleggiava supra il mari. L'autunno forsi sintiva d'aviri i jorni contati, e s'abbannuava alla sò fine con 'na speci di malinconico languore" (Andrea Camilleri, La danza del gabbiano, Sellerio Editore)
Che l'editoria e i suoi mestieri stiano seguendo il medesimo destino? Che le prove sulle tavolette elettroniche siano guidate più dalla spossatezza che da reale convinzione?

martedì 22 giugno 2010

La parentesi di Gutenberg

L’età del testo scritto sta per finire. La trasmissione del sapere sta tornando nell’alveo dell’oralità – fatta di effimero, gossip, nuovi suoni -. Un ritorno al passato spinto dalle moderne tecnologie.
L’idea è stata elaborata dal prof. Thomas Pettitt della University of Southern Denmark. Qui è disponibile l'intervista e il video.

Per il professore, la fisicità del testo tra il 15° e il 20° secolo è stata l’architrave della verità e del sapere. Pochi potevano consolidare organizzazioni in grado di far funzionare filiere produttive – stampatori, autori, redattori – in grado di realizzare il volume, il giornale. E da questo era dedotto un giudizio di valore positivo.

Il web e la multimedialità hanno rotto gli schemi. Oggi tutti possono scrivere, pubblicare e diffondere il prodotto. Si può comunicare con efficienza a un pubblico vasto con strumenti relativamente semplici.
La linea della storia sembra tornare alla partenza. Ovvero alla tradizione orale, rafforzata dal bit.

lunedì 21 giugno 2010

Dolore, dolor, douleur

La scorsa settimana presso il quartier generale di Google si è tenuto Techdirt Saves Journalism, un brainstorming dove uomini d’affari, giornalisti e altri rappresentati dell’umana specie hanno discusso sul futuro dell’editoria. Mediashift sintetizza le idee di lavoro che sono emerse.

Volendo fare un ulteriore sintesi ci si potrebbe fermare al primo punto.
Quello di Hal Ronald Varian, economista e dipendente dell’azienda di Mountain View:
1) gli editori su carta devono sostenere maggiori costi – stampa, distribuzione – rispetto alle nuove realtà sul web;
2) mediamente i lettori trascorrono 25 minuti al giorno per leggere i giornali, la media si abbassa a 70 secondi per un sito d’informazione.
Dunque, i siti online costano di meno, però – per via dei tempi di lettura – la raccolta pubblicitaria è meno remunerativa. Un bel ginepraio. E il saggio Varian consiglia: “Experiment!".
Come dire che per risolvere il problema dell’effetto serra occorre puntare sull’innovazione tecnologica.

In un caso, come nell’altro c’è un fattore che sembra essere ignorato. Si chiama tempo. Nell'attesa quanti giornalisti perderanno lavoro? E quante società editrici saranno costrette a chiudere?
E di quanti gradi s’innalzerà la temperatura terrestre?

venerdì 18 giugno 2010

e-Content 2010, il mercato dei contenuti digitali

Confindustria ha pubblicato il 4° rapporto sul mercato dei contenuti digitali. Complessivamente il settore (musica, video, giochi e news) è in salute e resiste con buone performance alla crisi economica.
Nel 2009 la raccolta pubblicitaria ha registrato una crescita – seppure inferiore alle attese – del 5% (circa 1,12 miliardi di euro), mentre nei canali tradizionali è calata del 12,5%.

I contenuti a pagamento – parte preponderante del mercato con un valore di oltre 4,65 miliardi di euro – sempre lo scorso anno, hanno fatto un balzo del 10,2%. Merito dei comparti video, giochi. In calo le sottoscrizioni dei servizi a pagamento nel mobile.

La ricerca dedica una parte al mercato delle notizie: luci, ombre e qualche spunto di riflessione.
Ovvero: i ricavi nel 2009 sono diminuiti rispetto al 2008, segnando un – 2,7%. Le previsioni per il 2010 e il 2011 sono di crescita – rispettivamente + 3,2% e + 9,9% -, merito delle iniziative orientate all’introduzione di formule a pagamento. Svolta alimentata dalla diffusione degli e-book e dei vari device portatili. Anche la raccolta pubblicitaria è prevista in rialzo.

Il comparto notizie resterà, nonostante l’aumento dei ricavi, piccola cosa rispetto all’intero mercato dei contenuti digitali. E l’incremento, compreso quelli provenienti dalla pubblicità, non sembra in grado di compensare le perdite nel cartaceo. Su questo il post Te la do io l’America (il Giornalaio), dove il settore è messo a confronto con i dati riferiti al mercato degli Stati Uniti.
Segnalo le conclusioni:
"… Se nel mondo anglosassone esistano in futuro possibilità di [ri]conversione al digitale è un’ipotesi, uno degli aspetti del dibattito in corso.
Pare che questo sia molto meno verosimile per quanto riguarda la nostra realtà specifica. Varrebbe la pena di tornare a confrontarsi, a lavorare, su aspetti più concreti".

giovedì 17 giugno 2010

La crisi dei giornali fotografata dall’Ocse

Le difficoltà dei quotidiani sono diffuse in quasi tutti i paesi. Un fenomeno globale, come è globale la diffusione del web e delle tecnologie mobili. L'indagine dell’organizzazione per lo sviluppo economico descrive efficacemente lo stato di crisi e il cambiamento di abitudini che interessa l’informazione.
In sintesi.

- Nel periodo 2007-2009, la caduta della diffusione dei giornali è stata forte in 20, su 30, paesi Ocse: Usa – 30%, Regno Unito – 25%, Italia – 18%.

Estimated newspaper publishing market decline in OECD countries, 2007-2009 (Fonte Ocse)

- A livello globale il 57% del fatturato dei giornali deriva dalla pubblicità.

Contribution of advertising and copy sales to paid-for daily newspaper revenues, in per cent, 2008 or latest year available (Fonte Ocse)

- I lettori leggono sempre più le notizie online. In Corea del Sud il 77% di chi legge lo fa attraverso la rete.

Proportion of individuals reading/downloading online newspapers/news magazines over the Internet for private purposes in per cent of individuals aged 16-74 (Fonte Ocse)

- Il traffico internet diretto ai siti di news è in forte crescita. Circa il 5% di tutte le visite sono connesse alla lettura di notizie.

Il nuovo ecosistema mette sul piatto del dibattito politico questioni fondamentali: aiuti pubblici all’industria del settore, nuovi approcci circa la protezione della proprietà intellettuale, la diversità di regole e leggi che interessano vecchi e nuovi media.

Giornalista professionista

Gli autori di riprese e registrazioni effettuate senza il consenso dei diretti interessanti rischiano il carcere. La sanzione è esclusa nel caso di giornalisti professionisti. Ovvero gli iscritti all’ordine dopo aver sostenuto un periodo di praticantato e superato la prova di "idoneità professionale".

Questi paletti sono previsti dal ddl sulle intercettazioni.

Mentre il provvedimento è in discussione, nello Stato del Michigan, Stati Uniti, si vorrebbe introdurre una licenza per fare il giornalista. La misura, voluta da un certo Bruce Patterson, dovrebbe assicurare credibilità e un "good moral character".

Le reazioni al disegno di legge? Per la risposta basta fare una ricerca in rete con "sen. Bruce Patterson" e "License Journalists", ma anticipo qualche risultato: "attentato alla Costituzione", "attacco alla libertà d’espressione", “controllo governativo”.
E si tratta solo di creare una specie di albo. In Italia pochi lo hanno mai messo in discussione, fin dai tempi della sua introduzione, in epoca fascista.

mercoledì 16 giugno 2010

Idee per il futuro

Martin Moore – Mediashift Idea Lab – tratteggia il futuro economicamente sostenibile per giornalisti ed editori. Soluzioni, case history su cui riflettere e prendere spunto.

'Na tazzulella 'e cafè

Coffee house destinati a ospitare, oltre i consueti avventori, vere e proprie redazioni. L'iniziativa, firmata da Roman Gallo e che interessa le maggiori città della Repubblica Ceca, raccontata da Wien International.
L’idea è quella di creare un contatto diretto fra giornalisti e potenziali lettori nell'ambito di un progetto multimediale – “Naše adresa” (Nostro indirizzo) – fondato sull’informazione locale.

La crisi, ma anche il desiderio di cambiare una realtà cristallizzata da tempo, spinge a sperimentare, inventare. Mettere le redazioni fra la gente può essere un’idea geniale. Il tipico chiacchiericcio da bar è un flusso interessante di materia prima per realizzare un quotidiano iperlocale.

martedì 15 giugno 2010

Secondo lavoro

Qualche tempo fa si profetizzava sulla morte dei giornali. Poi c’è stato il contrordine: i quotidiani continueranno a vivere, ma con profitti ridotti e strutture più leggere.

L’onere funebre è passato al valore dei contenuti giornalistici. Tenderà sempre più allo zero assoluto e non sarà in grado di produrre un reddito per chi li produce. Teoria formulata da Scott Adams, l’autore di Dilbert.
Secondo Adams il progressivo deprezzamento sarà inversamente proporzionale alla crescita della capacità di trovare contenuti nei vari media (sul tema, il post di Giuseppe Granieri, l’originale, nel blog di Adams e la traduzione in Lsdi).

Mala tempora currunt per il mestiere di scrivere. All’orizzonte modelli di business validi non s’intravedono.
Forse il futuro del giornalismo sta nel secondo lavoro. L’avvocato e il giudice scriveranno articoli sul diritto, il medico sulla salute, il cuoco sull’alimentazione. La politica estera sarà ad appannaggio di chi viaggia: calciatori, uomini d’affari. La cronaca spetterà alle forze dell’ordine e ai portinai.

lunedì 14 giugno 2010

Le tasse come salvagente

La Federal Trade Commision degli Stati Uniti è al lavoro per trovare soluzioni in grado di salvare l’editoria.
Secondo quanto riportato da diverse fonti – New York Times, Washington Times, editorsweblog –, alle imposte sarà affidato il duro compito.

Tasse salva-giornali, dunque. Due le ipotesi sul banco.
Una stretta sui siti aggregatori di notizie e sull’acquisto di tablet (iPad, Kindle e altri).
Esenzione fiscale – finanziata dal precedente intervento – per le start up d’informazione.

Le imposte come panacea. O male assoluto, dipende dai punti di vista. Il dato storico racconta che i tributi sono utilizzati come salvagente, nelle situazioni straordinarie di crisi, fin dai tempi delle prime organizzazioni statali. La creatività umana trova nello strumento fiscale la sua maggior espressione.
Sempre la storia dovrebbe pure insegnare che le imposte possono poco di fronte ai cambiamenti strutturali.

venerdì 11 giugno 2010

I nuovi vestiti del giornalista

In questi giorni è disponibile in libreria “Giornalismo e nuovi media”, il libro di Sergio Maistrello sull’evoluzione del mestiere di raccontare.

Il nuovo giornalista sarà, come si legge nell’introduzione, “un professionista consapevole di non avere più né l’esclusiva né deleghe in bianco, che si accontenti spesso di arrivare in seconda battuta sui fatti a fronte di maggiore approfondimento e che sia in grado di lavorare insieme ai tanti nuovi soggetti che affollano lo spazio pubblico delle idee e delle opinioni, a cominciare dai suoi stessi concittadini. Non sarà come prima, ma non sarà necessariamente peggio di prima”.

Un metodo di lavoro che, prima del web, da tempo è utilizzato dall’editoria professionale, specialmente quella economico-giuridica. Lì, riviste e altri prodotti editoriali non hanno mai avuto lo scopo di arrivare prima sulla notizia. Il compito è sempre stato quello di fornire l’approfondimento di qualità, di intermediare tra il fatto – un testo di legge licenziato dal Parlamento – e i lettori.

E' a questa rodata metodologia che si aggiunge – ed è questa la novità assoluta – la condivisione. È un’occasione, una ricchezza. Ma sono richieste capacità ulteriori, oltre a quello dello scrivere. Si deve conoscere la tecnica della produzione del flusso informativo che si genera su internet. E’ fondamentale capire, per esempio, se una foto è truccata, magari ricorrendo ai siti che monitorano simili falsi. Oppure se una serie di notizie su twitter non sia falsa o volutamente fuorviante. Occorre sapersi muovere nel ginepraio della rete senza pungersi.

Fino a pochi anni fa, tra il fatto e l’articolo ci stava solo l’azione del giornalista. Che, è vero, verificava, ma cose materiali – testimoni, documenti, oggetti. Oggi va analizzata anche la rappresentazione che l’intermediazione tecnologica dà a questi elementi.

giovedì 10 giugno 2010

Net erotik

La pornografia in rete. Fenomeno diffuso che, specie in passato, è stato anche innovativo. I dati comunque, scolpiscono bene i contorni dell'homo tecnologicus che crede di agire nell'anonimato.

The Stats on Internet Pornography
Via: Online MBA

mercoledì 9 giugno 2010

Editoria e giornali, processi di lavoro

La sintesi di Alan Mutter sui metodi che portano alla creazione di un prodotto editoriale innovativo e – se possibile – di successo.
Tre i passi da seguire:
- studio del mercato di riferimento: potenziali lettori, capacità di spesa. Poi celta della piattaforma appropriata: web, stampa, tablet, mobile;
- accurato business plan, ovvero la sostenibilità economica del progetto;
- infine la realizzazione del prodotto che però non deve essere guidata dall’ossessione alla perfezione. L’idea va realizzata nelle sue strutture essenziali, messa alla prova. E solo nel caso di un buon riscontro passare agli aggiustamenti.

martedì 8 giugno 2010

Nuovi padroni per i giornali Usa

Sottoposti a cura dimagrante, ristrutturati, i quotidiani destano gli interessi di hedge fund e banche.
Molte proprietà stanno per passare di mano. Si fiuta un buon affare economico.
Sembra che scrivere e vendere giornali non sia un’attività per forza a fondo perduto.
Sul Chicago Tribune l’assetto che si sta delineando dopo la grande crisi del 2008.

lunedì 7 giugno 2010

I fatti, l’alba del giornalismo

Un progetto: Factcheck.it, un obiettivo: dare nuova linfa al giornalismo. Ovvero, come dice Sergio Maistrello, uno dei co-fondatori dell’iniziativa/manifesto, “... il giornalismo come via d’uscita alla crisi del giornalismo”.
I fatti – con tutte le implicazioni che arrivano fino all’open data – come mappa per raccontare, scrivere fuori dalle secche dell’emotività e della compulsione.

Aria di recessione, di nuovo

Nouriel Roubini prevede una nuova recessione, ovvero crescita negativa. Timore condiviso – in silenzio – dai ministri economici del G20.
I dati sui consumi diffusi da Confcommercio, riferiti ad aprile, sembrano andare verso questa direzione: l’indicatore segnala una diminuzione dell’1,6% dopo circa nove mesi di recupero.

Le difficoltà dei conti pubblici hanno riacceso la fiamma della crisi. Gli Stati si sono indebitati per sostenere la finanza e l’economia reale, nella speranza che la ripresa – crescita del Pil e del gettito fiscale – finanziasse le maggiori uscite. Le cose non sono andate così. Oggi quasi tutti gli Stati devono fare i conti con pesanti debiti.

Le politiche dei tagli alla spesa potrebbero dare corso a un’accelerazione della recessione. Riduzione del welfare, riduzione degli stipendi, aumenti dell’Iva non potranno che frenare i già asfittici consumi.

venerdì 4 giugno 2010

Il tempo che plasma

Il passare, di per sé innocuo, può essere doloroso per gli esseri viventi. Eppure mostra un fascino unico, come quello dello scorrere dell’acqua del fiume o delle nuvole nel cielo.

Un fotografo ha fissato per immagini il tempo. Si chiama Chris Porsz e ha avuto l’idea di ricreare le foto scattate negli anni ’80 con i medesimi soggetti.
Il risultato, pubblicato qui, è bello, seppure un poco malinconico. Almeno per me.

giovedì 3 giugno 2010

Analfabetismo finanziario

L’Italia si trova in fondo alla graduatoria internazionale dell’alfabetizzazione finanziaria. Sull’argomento un articolo di Tullio Jappelli pubblicato su lavoce.info.
Situazione determinata – per il professore di economia – da due cause:
- un livello d’istruzione carente, soprattutto per quanto riguarda le nozioni di matematica;
- l’ampio perimetro delle pensioni pubbliche che non favorisce la conoscenza degli strumenti alternativi alla copertura previdenziale Inps.
Si potrebbe aggiungere una terza causa: la tendenza dei media – soprattutto dei giornali – a usare un linguaggio per pochi.

Qualche anno fa Tullio De Mauro lanciò un'iniziativa: fare un giornale utilizzando unicamente il linguaggio di base – circa 7.000 vocaboli – con l’obiettivo di realizzare testi informativi molto leggibili e comprensibili. Un prodotto che si rivolgeva agli stranieri con scarsa familiarità con la lingua italiana, ma anche ai cittadini che, dopo la scuola dell’obbligo, leggono poco a causa della scarsità di testi adeguati alla loro preparazione.
Qui si può vedere il lavoro. Può apparire banale, ma se un simile esperimento fosse virato, nei limiti tecnici dei temi trattati, in ambito economico finanziario sono sicuro che il prodotto finale avrebbe più di un estimatore e di un lettore.

Tornando all’articolo di Japelli, il confronto internazionale sull’alfabetizzazione finanziaria è piuttosto impietoso. L’Italia è al trentesimo posto, vicino a Polonia, Indonesia, Bulgaria.

martedì 1 giugno 2010

Il tempo scorrevole della rete

Il tempo della clessidra scorre più lentamente. Non è vero, ma a me sembra così.
La frenetica caduta dei granelli di sabbia si svolge con calma se paragonata al flusso di notizie, opinioni, pensieri pubblicati dai nuovi media. Che a loro volta si moltiplicano in device, piattaforme, applicazioni.

E’ questo un tempo diverso, che prescinde dal fatto stesso. E’ overload puro, a cui si cerca porre rimedio con altre complicanze – rss, reader e filtri, twitter -.
Per fortuna le capacità di adattamento degli umani sono enormi. Nello spazio di una generazione è stato possibile passare dal giornale di carta e dai telegiornali delle reti Rai all’attuale profluvio.

Lo so, lo so, la ricchezza e la salute di un ecosistema sono date dalla varietà. Le monocolture danneggiano l’ambiente. Eppure alla fine del giorno, a volte, mi vengono in mente le parole – e pure le canticchio (orrore sono stonatissimo) – di una bella canzone di Giorgio Gaber: “E fateci pregustare l’insolita letizia di stare per almeno dieci anni senza una notizia” (“C’è un’aria”, Giorgio Gaber, 1994).

L’abito dei contenuti a pagamento

Pagine pulite, pubblicità molto discreta, aggeggi di distrazione di massa assenti. In quest’articolo del New York Times elogio – e analisi – dei nuovi siti di Rupert Murdoch (The Times, Sunday Times).

La filosofia di Murdoch, che “sfida l’ortodossia del tutto gratis”, è questa: se ti abboni, io – editore – in cambio ti do contenuti di qualità, ben confezionati.

L’autore del pezzo, Eric Pfanner, non nasconde un certo entusiasmo sulla svolta minimalista. Svolta resa possibile dall’accesso a pagamento, i click – da cui dipendono gli introiti pubblicitari dei siti free – non sono più essenziali.
E gli utenti? Sono disposti a pagare tutto ciò? O, pur di avere tutto gratis, accettano banner e spot sulle pagine web?