mercoledì 19 giugno 2013

Un ecosistema dell’informazione ibrido per le imprese innovative

I quattro giorni di incontro e discussione dedicati alla “Società impersonale”, tenuti dal Censis (qui la sintesi, via Prima Comunicazione), hanno evidenziato le dinamiche sull'uso dei media – digitali e non – della popolazione italiana. Il dato sostanziale, il comune denominatore, non è una novità. Nel senso che la Tv resta l’architrave fondamentale nell'accesso all'informazione, per tutte le classi di età.

Predominanza – ed è questa la differenza rispetto al passato – non più monolitica e proiettata verso un immutabile futuro. Al contrario. L’uso della televisione subisce un rallentamento, modellato dalle interferenze, sempre più insistenti e verticali, delle piattaforme tecnologiche e sociali. Il nudo dato, letto in maniera acritica, potrebbe lasciare senza repliche: l’80,9% degli italiani mette i telegiornali come fonte primaria per l’accesso alle notizie. Passando alle utenze web, si riscontrano maggiori differenze in funzione dell’età. Tra i giovani la percentuale di utenti del web è pari al 90,8%, mentre si registra il 24,7% tra gli anziani. Il 79,9% dei primi utilizza YouTube, contro il 5,6% dei secondi. È iscritto a Facebook il 79,7% dei giovani e solo il 7,5% degli anziani. Il 54,8% degli under 30 usa smartphone, ma lo fa solo il 3,9% degli over 65. Infine i giovani che guardano la web tv (il 39,1%) sono dieci volte di più degli anziani (il 3,9%). Ed è proprio da queste percentuali e dagli utenti più giovani – quelli che hanno maggiore propensione ai consumi (crisi permettendo) – che il ruolo dominante della tv subisce un rallentamento. Per ora deciso, ma lento. Domani talmente veloce da ridisegnare la funzione del monitor televisivo, nel segno di una convergenza di piattaforme. Forse già in atto tra i giovani, per i quali l’uso del tg come fonte d’informazione scende al 69,2%. Prossimo a Google che si porta a casa un 65,7% e a Facebook 61,5%.

Sono numeri che possono essere intrecciati e confrontati con il capitolo “Comunicazione e media” del 46° Rapporto Censis sulla situazione sociale del paese. La Tv resta dominante, ma l’assedio del digitale, dell’auto-comunicazione di massa (secondo la definizione di Manuel Castells, “Comunicazione e potere”) sta modellando lo strumento verso forme diverse. In sintesi (qui l’esaudiente comunicato stampa): il pubblico televisivo coincide con la totalità della popolazione, il 93%. Numero da interpretare in funzione delle modalità di fruizione dei programmi. Un quarto degli italiani collegati a Internet (24,2%) ha l'abitudine di seguire i programmi dai siti web delle emittenti televisive e il 42,4% li cerca su YouTube per costruirsi i propri palinsesti di informazione o di intrattenimento su misura. Percentuali che aumentano nel segmento di popolazione più giovane, salendo rispettivamente al 35,3% e al 56,6% tra gli internauti 14-29enni. Interazione che trova linfa anche dall'affermazione dei social media, come Facebook. E’ iscritto a questa piattaforma il 66,6% delle persone che hanno accesso a Internet, che corrispondono al 41,3% dell’intera popolazione e al 79,7% dei giovani. YouTube arriva, invece, a un’utenza del 61,7% delle persone con accesso a Internet. Il 2012 ha confermato l’inesorabile declino della carta stampata.

La fotografia, fissata dalle rilevazioni Censis, è quella di un ambiente informativo soggetto a scosse telluriche di intensità via via maggiore, dove è possibile intravedere la formazione di piattaforme sulle quali agiscono e s’intersecano azioni diverse. I media - intesi come luoghi dove si producono contenuti editoriali – saranno affiancati, dentro la stesso ambiente, lo stesso pacchetto informativo, da strumenti commerciali o di servizi.
Gli editori saranno impegnati nel creare contenuti validi e di qualità, senza trascurare attività fino ad oggi considerate svilenti, come quella del vendere o fornire servizi.

E’ evidente che sviluppatori e imprenditori innovativi non possono fare a meno dal seguire l’ orizzonte (e relativo mercato) che si sta formando. Le future imprese – siano esse di servizi o di prodotti - avranno la necessità di integrarsi in questo ibrido eco-sistema dell’informazione.

[il post è stato pubblicato anche sul blog Starthappy.it, per il quale collaboro]

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