mercoledì 29 febbraio 2012

Informazione tridimensionale

L'installazione, riferita all'arte, indica la creazione di un percorso fatto di oggetti e media, ovvero forme espressive che vanno dal video alle foto, fino al testo. Costruzione tridimensionale che, nel ricorso a piattaforme eterogenee, presenta analogie con il nuovo modo di fare informazione.

Sperimentazioni, usi e abusi, prove, si affiancano al classico articolo. Per ora niente di rivoluzionario, almeno dal punto di vista della predominanza quantitativa (e spesso anche qualitativa) del testo come pannello guida per raccontare fatti ed eventi. Ma le nuove installazioni, come gli aggregatori di contenuti, la gamification, le infografiche stanno accennando potezialità rilevanti. Sia per chi produce i contenuti sia per gli utenti/lettori. Di questo ho scritto (qui, "I nuovi vestiti dell'informazione") su Voices, il blog di Telecom Italia dedicato all'innovazione.

martedì 28 febbraio 2012

Il presente del passato

Su piattaforma Tumblr, il New York Times pubblica che "The Lively Morgue" (segnalazione qui, via Poynter). Pescando dall'enorme archivio, sono postate foto d'epoca su fatti di cronaca, di costume (con un risultato simile a The Big Picture). Istantanee dal passato molto belle e coinvolgenti - peraltro alcune possono essere acquistate - che mostrano la quantità e la qualità della ricchezza accumulata dal quotidiano.

Un patrimonio, a disposizione di molte case editrici, che va oltre la foto o l'articolo ed è costituito da quel tessuto che intreccia la comunità dei lettori con la loro storia. Un recinto, perché frutto del lavoro delle redazioni, che si può aprire alla voracità della Rete senza il timore di disperdere il valore. Perché numerosi lettori sono consapevoli che solo l'impegno professionale è in grado di riprodurre gli stessi risultati nel tempo. E tra questi soggetti che si forma e si alimenta la "massa intelligente" sui cui l'Economist fonda parte del proprio business e che molti editori farebbero bene non trascurare (sulla strategia della rivista inglese, l'interessante post di Pierluca Santoro, "Audicence: La Massa Intelligente").

giovedì 23 febbraio 2012

Fatti e opinioni

Secondo una ricerca Usa sull'attendibilità delle notizie durante la campagna elettorale, la netta maggioranza degli intervistati considera più credibili i media mainstream (indagine commissionata da Craigslist, qui, via Poynter). Al primo posto i giornali, con il 22% delle preferenze. In fondo alla classifica blog e social media (6%). Non solo. Il 34% ritiene che queste fonti abbiano effetti negativi sulla qualità delle informazioni.

Risultati che indicano quanto il "brand" editore (giornale, Tv) mantenga un considerevole valore sul mercato, potenzialità tutt'altro che trascurabile in prospettiva futura. Il giudizio tendenzialmente negativo sui media sociali  potrebbe avere due cause. La prima rintracciabile nel cattivo uso che ne fanno gli stessi editori. La seconda è la consapevolezza che queste piattaforme siano luoghi d'opinione e di dibattito. Dunque poco obiettive nel raccontare i fatti.

mercoledì 22 febbraio 2012

Speranze di contagio

L'economia europea continua a mostrare segnali di debolezza. L'indice manifatturiero in febbraio segna un calo a 49,7 punti (contrazione, seppure leggera). In Italia il centro studi di Uniocamere, dopo il disastroso quarto trimestre del 2011, prevede ancora difficoltà per l'anno in corso. Crisi che colpisce soprattutto le piccole e medie imprese, ovvero la strutta portante del sistema industriale - e del relativo benessere - nostrano.

Prospettive sensibilmente migliori negli Stati Uniti, almeno secondo le opinioni dei giornalisti economici. L'indagine realizzata dal Donald W. Reynolds Center for Business (qui) evidenza un cauto ottimismo. Aspettative di crescita per produzione, mercato immobiliare e occupazione.
Fiducia in miglioramento anche per il settore dell'editoria, per il quale sono previsti incrementi occupazionali e pure di stipendio. C'è da augurarsi che le previsioni siano fondate e che diano luogo a un contagio globale.

lunedì 20 febbraio 2012

Diritto liquido

L'obiettivo dell'industria elettronica - ma non solo - è produrre al minor costo possibile, incrementando qualità e prestazioni. Un rapporto inversamente proporzionale su cui si fondano le decisioni di delocalizzare nei paesi dove diritti e buste paga sono sensibilmente inferiori rispetto agli standard occidentali. Il caso Apple-Foxconn (qui l'articolo denuncia del Nyt, "In China, Human Costs Are Built Into an iPad") non è isolato. Anzi Foxconn produce per molte altre aziende, da Motorola a Sharp, fino alla Sony.

E' l'ipocrisia del risparmio o, come dice David Pogue il "dilemma of cheap elettronics" (qui, via Nyt). Le società occidentali sono affamate di prodotti tecnologici, peraltro l'unico settore che, nonostante la crisi, non ha subito sensibili contrazioni nei consumi. Appetito soddisfatto anche grazie a pratiche di dumping ambientale e sociale. Apple e Foxconn sono la metafora di una democrazia (intesa come ambiente nel quale si sviluppa e si regge lo Stato di diritto) tendenzialmente liquida.

venerdì 17 febbraio 2012

Un'edicola in 140 battute

La bella analisi realizzata da Vincenzo Cosenza sul flusso dei tweet contenenti la parola "sanremo" (Sanremo visto da Twitter, via VincosBlog), mette in evidenza come i media sociali - e in questo caso Twitter - sono sempre più strumenti prima di distribuzione e poi di condivisione. Con due principali fonti di approvvigionamento: il brand editoriale e chi ad esso è legato da rapporto professionale. Piattaforme simili a edicole.

Senza negare il profondo cambiamento della professione di editore e di giornalista, il processo di produzione di senso assume forme contorte e in parte contraddittorie. Le reti sociali in gran parte si alimentano di contenuti prodotti tradizionalmente (nel senso di rapporto tendenzialmente remunerato fra editore e professionista), per poi modificare, commentare, condividere. Azioni che fondano la convinzione della prossima fine del giornalismo old style. Una situazione simile al paradosso delle auto elettriche, le quali hanno un bilancio energetico - e dunque inquinante - peggiore rispetto ai veicoli mossi da combustibili fossili. Il nuovo mantiene un deciso sapore di vecchio.

mercoledì 15 febbraio 2012

I debiti dei presidenti

Il debito pubblico degli Stati Uniti sfiora i 5 trilioni di dollari (5mila miliardi). Un ulteriore fonte di possibile incertezza - sopratutto nel caso di crescita asfittica o di recessione - sullo scenario dell'economia mondiale.

Il Washington Post pubblica (qui) un'interessante infografica sull'origine delle dissesto finanziario. Come si vede l'amministrazione Bush ha un ruolo determinante nell'impennata del deficit: solo le guerre medio-orientali e il taglio delle imposte sono costate allo Stato oltre 2.600 miliardi di dollari. Un'eredità pensante per il presidente Obama che, nonostante gli interventi anti-crisi (pari circa 900 miliardi di dollari) è riuscito nell'intento di contenere la spesa pubblica.

lunedì 13 febbraio 2012

Wall Street Pinterest

Il Wall Street Journal segue la settimana della moda di New York anche attraverso account su Pinterest e Instagram (segnalazione qui, via Nieman Journalism Lab). Tentativi, prove, realizzati l'obiettivo di catturare utenti abitualmente lontani dal quotidiano economico.

Sono sperimentazioni che, al netto delle mode del momento e di una certa frenesia dell'innovazione , evidenziano l'esistenza di una cultura digitale e della "reazione" a un destino apparentemente segnato (ovvero la mistica della morte dei giornali), qui da noi assente o eccessivamente lenta.

venerdì 10 febbraio 2012

Trailer d'inchiesta

Media Decoder (qui) segnala un trailer che per la prima volta si riferisce a contenuti in corso di pubblicazione sul magazine Esquire. A mia memoria non ricordo iniziative simili, neppure in Italia, fatta eccezione per alcuni spot radiofonici della rivista Diario (l'inchiesta sui presunti brogli elettorali nelle elezioni del 2006).

Il trailer è semplice, breve, con una veloce alternanza di voci e immagini. L'effetto è abbastanza coinvolgente e potrebbe essere uno strumento in grado di attirare l'attenzione del pubblico più giovane, tendenzialmente video-dipendente.

giovedì 9 febbraio 2012

Cowbird, storie digitali


Per i media mainstream, per i giornali soprattutto, la prima Internet è stata innovazione soft. I contenuti sono diventati bit, mantenendo inalterata la propria struttura. Ipertesto a parte - ma questa è stata una rivoluzione per l'utente -, i quotidiani nascevamo per la carta e successivamente erano pubblicati online. Gratis, una novità favorita, ma non generata dalla tecnologia.

Addendi dell'informazione stravolti e mischiati dall'affermazione delle reti sociali e da hardware sempre più efficienti - anche come costi - nel produrre e condividere contenuti. Il racconto esce rapidamente dai recinti fissati dagli editori, per distribuirsi su piattaforme e luoghi diversi, con forme ibride, sconosciute. E' il caso di Cowbird, una comunità di citizien storyteller, unità dal piacere di narrare storie. Brevi, condivise, fotografate.

Dunque storie, diversatmente raccontate. Notizie e articoli, un giornale, sono altra cosa, ma non è difficile intravedere la formazione - ancora abbozzata - di nuove modalità, più in linea con lo sviluppo digitale, di comunicare.