venerdì 30 luglio 2010

L'estinzione delle start-page

Fino a ieri erano la rivoluzione. Ogni progetto online aveva la pagina personalizzata. Oggi, start-page come IGoogle, My Yahoo – e simili – sono sempre meno usate. Gli utenti preferiscono Facebook come porta di accesso a internet (Richard MacManus, Red Write Web).

giovedì 29 luglio 2010

Giornalismo eco(nomico)-sostenibile

Da leggere l'articolo pubblicato sull'European Journalism Observatory (via Sueddeutsche.de). Si scrive del valore della professione giornalistica e come fondare il nuovo sistema dell'informazione su basi economicamente sostenibili.

Anticipo un punto.
"...1) Gli editori non dovrebbero regalare in internet quei contenuti giornalistici che desiderano invece vendere nella versione stampata."
La differenziazione, che non significa differenti livelli di qualità, potrebbe essere un aspetto sui cui riflettere e magari lavorarci. Attualmente l'offerta made in Italy - off e online - è un calderone nel quale si mescolano pezzi in esclusiva su carta ad altri - spesso - copiati e incollati sul sito.

mercoledì 28 luglio 2010

Twitter, ad usum fabbricae

140 battute per la discussione e l’aggiornamento professionale. Sembra questo l’utilizzo dell’utente medio di Twitter, secondo quanto riporta Trend stream.
I “twitterers” sono trentenni, in maggioranza maschi e con un livello scolastico medio-alto.
Quasi la metà degli utenti proviene dal settore dell’information technology e del marketing: la piattaforma è usata per la condivisione dell'informazione professionale. Uno strumento di comunicazione b2b.

Settori di appartenenza degli utenti di Twitter
I risultati mostrano interessanti potenzialità per l’editoria di settore e verticale.

martedì 27 luglio 2010

Sud

Il rapporto Svimez 2010 ha fotografato una situazione drammatica. Povertà, molte famiglie costrette a risparmiare su alimenti e riscaldamento. Sotto-sviluppo, il ritardo con il Nord sta crescendo. Disoccupazione, l’industria rischia l’estinzione.
Della questione meridionale ho discusso – in Virgilio Economia – con Francesco Delzìo. L’autore del saggio "La scossa" avverte: il federalismo fiscale rischia dividere – per sempre – il paese.

Dunque, una parte - più o meno - benestante e un’altra abbandonata, alla deriva.
Ma a chi conviene? Agli abitanti della Repubblica Cisalpina?
Seppure il dibattito si riducesse a un discorso unicamente economico, un paese uniformemente più ricco darebbe una spinta ai consumi. Con un beneficio collettivo evidente.

lunedì 26 luglio 2010

The Guardian, piattaforma aperta

Quotidiani che mettono il lucchetto ai lori siti e puntano su formule a pagamento. Il Guardian rilancia con un plugin che consente di postare i propri contenuti sui blog (realizzati su piattaforme Wordpress)
Due sperimentazioni a confronto. Ovvero chiusura contro apertura e condivisione.

Una strategia, quella del giornale britannico, che risale a circa due anni fa, ed è firmata da Matt McAlister: le linee guida nella presentazione qui sotto.

giovedì 22 luglio 2010

La mappa dell’uso globale dei social network

L’info-grafica mostra il successo mondiale di Facebook. I 500 milioni di utenti registrati sono fotografati dalla forte crescita anno su anno (giugno 2009 – giugno 2010) della creatura di Mark Zuckerberg. Seppure di poco, aumenta la diffusione anche di Twitter, Orkut e Linkedin. In discesa l’utilizzo di MySpace, Bebo e Flickr.


Fonte: BBC, su dati Nielsen

Ma mentre festeggia il suo successo planetario, Facebook deve affrontare i consumatori statunitensi. L'indice di gradimento, l'American Customer Satisfaction Index, si pone a livello decisamente inferiore rispetto a quello dei siti d'informazione.
Un uso consapevole del mezzo: sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli utenti italiani.

mercoledì 21 luglio 2010

Google, rivoluzione francese

Il confronto-scontro fra editori e Google si fa sempre più duro. In Francia si è deciso per la fuga. Gli editori transalpini lanceranno un motore di ricerca alternativo per distribuire (e vendere) i propri contenuti (fonte: Repubblica, Les Echos).

Il link che scioglie il bavaglio

Guido Scorza – in un’intervista pubblicata in Virgilio Notizie – sull’inefficacia del disegno di legge sulle intercettazioni. Come Wikileaks e un link possono – legalmente – aggirare bavagli e steccati.
Le potenzialità della rete come causa prima della parziale marcia indietro (leggi qui) del governo?

martedì 20 luglio 2010

Informazione economico-finanziaria di successo

CNNMoney.com genera un traffico di 450 milioni di pagine viste al mese. Nel mobile, la media-mese è di 3 milioni di utenti unici.
Per un prodotto verticale, seppure divulgativo e aiutato dal brand televisivo, sono numeri importanti. L’intervista a Chris Peacock, su Talking Biz, vice presidente ed executive editor, potrebbe essere fonte di idee utili.

A mio giudizio due punti che meritano attenzione:
- non sono utilizzati i lanci d’agenzia, si è scelta la strada della differenziazione, attraverso il lavoro all’interno della redazione;
- ampio uso dei video (anche in versione on demand). In Italia, nel settore dell'informazione economica, sono considerati un tabù oppure – ed è pure peggio – si concretizzano i noiosi monologhi.

lunedì 19 luglio 2010

Vivere nella normalità

Il dato, noto: editoria ed ecosistema dell’informazione – due realtà che hanno un ambito in comune, ma non coincidono – in difficoltà a causa dell’azione congiunta crisi-economica e internet. Peraltro qualche segnale sembra spostare un po’ più in là la fine del sistema old media, soprattutto quello legato alla carta. Il mercato britannico – qui l’articolo pubblicato dal Guardian – e quello Usa – leggi qui - mostrano evidenze di una timida ripresa.

Ovviamente la crisi esiste, non è l’invenzione di giornalisti faziosi. Da ciò i numerosi i tentativi e le sperimentazioni per trovare un modello di business sostenibile e credibile. Ma fino ad oggi grandi risultati non sono noti, l’inversione di tendenza è in gran parte legata a un miglioramento del mercato pubblicitario, un salvagente tendenzialmente esogeno al sistema.

La mia sensazione è quella di una navigazione a vista, non solo degli addetti alla “vecchia editoria”, pure gli homines novi, provenienti dalla realtà digitale non hanno idee chiarissime sul tema. E su questo mi permetto di fare tre osservazioni, decisamente provocatorie.

Prima. Nel raccontare il nuovo panorama scolpito dalla rete, le interazioni tra giornali/giornalismo e comunicazione di massa (dove dentro ci metto il giornalismo di base) spesso sono utilizzati esempi legati all’eccezionalità: il terremoto in Abruzzo, la rivoluzione verde in Iran, il terremoto in Haiti, la campagna elettorale di Obama. Eventi in cui la rete ha dato prova e capacità di affrontare l’urgenza in maniera efficace ed efficiente. Eventi da cui si parte per abbozzare nuove sperimentazioni.
Per fortuna l’eccezionalità non è la regola. I reporter-cittadini cosa potrebbero raccontare in un tranquillo week end d’estate? Non intendo negare i cambiamenti che internet sta creando, ma il ricorso a questi esempi è un poco abusato. Tra l’altro ci sono argomenti che potrebbero essere usati per sminuire la capacità dei media sociali di fare giornalismo. Penso al calcio mercato. Le diverse notizie provengono da categorie professionali identificate. Che poi pubblicano su internet, ma non è giornalismo di base (se non a livello successivo, quello dei commenti).

Seconda. Il giornalismo d’inchiesta è importante, svolge un ruolo decisivo. Ma un sistema d’informazione non è solo questo. Un sito o un quotidiano hanno una complessità, frutto dell’integrazione di diversi articoli, rubriche, di cui l’inchiesta è solo una parte. E il controllo sui poteri – ruolo affidato negli Stati democratici alla stampa – passa anche per altri canali. Uno di questo è la divulgazione economico-finanziaria.

Terza. Nella ricerca dei modelli sostenibili c’è l’abitudine di descrivere i cambiamenti effettuati dai grandi giornali, specie stranieri. Come l’unificazione, stampa-online, delle redazioni, la creazione dei social editor, ecc, ecc, ecc. Pochi si soffermano su quello che stanno facendo realtà primarie nel panorama internet, almeno per quanto riguarda il nostro paese. Queste realtà sono i portali, campioni di traffico che non fanno giornalismo nel senso stretto della parola, ma informazione sicuramente sì. Peraltro numerose ricerche dimostrano come gli utenti accendano alle notizie tramite questi siti. Il menù offerto dai portali comprende – in aggiunta all’informazione – la ricerca, una ricca piattaforma di servizi e accettabili strumenti “sociali”. Altro dato da considerare: in molti casi il modello economico funziona.

venerdì 16 luglio 2010

Traduzioni wiki

Una comunità di lettori che traduce notizie e articoli provenienti dall’estero. E’ il caso, segnalato da Nieman Journalism Lab, di Yeeyan.org. 150mila utenti registrati che quotidianamente assicurano dalle 50 alle 100 notizie tradotte dall’inglese al cinese.
Una soluzione nuova, sta attirando l’interesse di testate come The Guardian e ReadWriteWeb -, che potenzialmente potrebbe – senza l’aiuto di software e a prezzi contenuti – dare un sensibile contributo a rendere più bassi gli steccati linguistici nella rete.

Il funzionamento del sito è fondato sulla partecipazione. Il pezzo da tradurre, individuato dall’utente/lettore, diventa un progetto aperto, tutti possono contribuire al risultato finale. La qualità del lavoro è assicurata da meccanismi pubblici, attraverso i quali ogni traduttore acquisisce livelli di apprezzamento più o meno elevati.

Nel modello di business la raccolta pubblicitaria assume un ruolo secondario. L’obiettivo di Yeeyan è quello di diventare – attraverso un pool di traduttori provati e selezionati – una testa di ponte per gli editori stranieri che intendano entrare nel mercato cinese. Attualmente sono in corso trattative per le versioni in lingua cinese di diversi riviste e libri, fra i quali Men’s Health.

L’onda tecnologica – messa in moto dal web – ha travolto - o lo sta facendo - l’intera filiera produttiva editoriale. Le traduzioni partecipative sono l’ultima tappa: un’altra categoria professionale potrebbe essere costretta a ripensare ruolo e modo di proporre i propri contributi.

giovedì 15 luglio 2010

Voci dal Brasile

Crisi del settore globale. La conferma arriva dall’America latina. Knight Center for Journalism in the Americas riporta la notizia della chiusura, dopo 119 anni, del Jornal do Brasil. Il quotidiano cesserà le pubblicazioni dal 1° settembre.

mercoledì 14 luglio 2010

La lunga attualità delle notizie

La questione non è nuova e riguarda la memoria del web. In un post pubblicato su Knight Digital Media Center, Robert Niles racconta della richiesta, da parte dell’autorità giudiziaria della Pennsylvania, di eliminare gli articoli online riguardanti vicende giudiziarie di persone successivamente scagionate da ogni accusa. I giornali interessati hanno opposto rifiuto, invocando il Primo Emendamento. Reazione che ho portato risultati auspicati: i giudici hanno desistito a ogni altra azione restrittiva.
Dalla vicenda, l’autore si pone l’interrogativo se è stato corretto il comportamento dei giornali? E’ buon giornalismo mantenere in rete pezzi non aggiornati?

L’articolo in rete perde i riferimenti temporali. Se all’epoca dei vecchi media l’accesso agli archivi era riservata a pochi, ora non e più così.
Non solo. Diventa più difficile distinguere tra vecchi e nuovi lettori. Può succedere che vecchie notizie, non aggiornate, siano lette da chi non conosce gli accadimenti successivi.
Il problema non riguarda solo le vicende giudiziarie o comunque legate alla persona. Basta pensare a una guida fiscale, per esempio sulle detrazioni spettanti a chi investe nel risparmio energetico. Attraverso un motore di ricerca si potrebbe accedere a uno scritto in cui si dice che lo sconto può essere recuperato in tre rate annuali.
Oggi, però, non è più cosi (la rateizzazione si spalma su cinque anni) e dopodomani scompariranno pure tutti i benefici.
E se un utente decidesse di fare una spesa sulla base dell’articolo? Certo sarebbe imprudente, ma è una domanda lecita che si deve porre chi fa informazione.

Gli articoli in rete sono qualcosa di intrinsecamente diverso rispetto ai loro corrispettivi su carta. Sono duplicabili, possono essere frammentati, sono risucchiati in reticolati sociali, commentati. Ma anche – come detto - per loro persistente attualità.
Mettere in evidenza la data di pubblicazione o inserire altri paletti temporali è un rimedio, ma non risolutivo. Gli scritti – vivisezionati, spalmati sui media sociali – continuano a vivere, emendati da ogni riferimento temporale.
Esistono soluzioni? Per chi scrive e per gli editori tenere sotto controllo e aggiornato il flusso della produzione è impossibile. La risposta più efficace deve arrivare dagli utenti finali. Solo la conoscenza di internet, delle sue dinamiche renderà il consumo dell’informazione maggiormente consapevole.

lunedì 12 luglio 2010

Zero tecnologia, sono avvocati

Il questionario online (presentato in occasione di LexExpo 2010) sulle aspettative e sulle condizioni di lavoro dei giovani avvocati ha evidenziato una bassa attitudine della categoria all’innovazione. L’indagine è stata realizzata, su un campione di oltre 25mila professionisti, dall’Osservatorio permanente dei giovani avvocati. L’analisi circa l’uso delle nuove tecnologie è firmata da Ernesto Belisario.

I dati riportati sono da società pre-informatica
- solo il 29,7% utilizza dei software gestionale organizzare il lavoro dell’ufficio;
- quasi sconosciuta la formazione a distanza: per l’aggiornamento continuano a essere preferiti soluzioni tradizionali.
Infine è molto bassa (22,9%) la percentuale di avvocati che lavorano in studi con un sito web e usano la rete come strumento di promozione e comunicazione professionale. Il contatto dei clienti – vecchi e nuovi – è affidato alla telefonata, alla richiesta di appuntamento e all’incontro casuale.

Il rifiuto all’innovazione è indicativo e per certi versi preoccupante. Si tratta, infatti, di persone giovani (non oltre i 44 anni) e con un livello di reddito e istruzione medio alto.
Certo il peso della tradizione e anche quel senso di corporazione – spesso in contraddizione con il nuovo – giocano un ruolo fondamentale nel rifiuto, ma l'atteggiamento dei giovani avvocati è l’immagine fedele di un paese che non sa cogliere le opportunità offerte dalla società digitale.

Debito pubblico, Pil e lavoro: fotografia d’Europa

La crisi economica raccontata da una mappa interattiva pubblicata dall’Economist. Realizzazione tutto sommato semplice, ma efficace per valutare e per confrontare l’entità delle difficoltà e le prospettive di (eventuale) crescita tra i paesi dell’Unione.

giovedì 8 luglio 2010

Giornali Usa, ripresa lenta e incerta

Segnali di miglioramento per gli editori statunitensi. Mediamente, negli ultimi 12 mesi, il valore delle azioni è cresciuto del 332%, anche se rimane lontanissimo dalle quotazioni del 2005.
Performance positive generate, per Alan Mutter, da tre fattori concomitanti: dalle profonde ristrutturazioni, dal ricorso da parte della società al Chapter 11 e dal fatto che sugli stessi quotidiani di scriva di meno sulla crisi dell’editoria.
In ogni caso il futuro rimane incerto. Per l’intrinseca debolezza della ripresa economica mondiale. E restano dubbi circa la capacità degli editori di generare profitto nel medio periodo.

Come si vede dalla tabella, rispetto ai valori del 2005, il deprezzamento delle società che generano il maggior fatturato dai giornali è enorme, nonostante il recupero degli ultimi 12 mesi.

mercoledì 7 luglio 2010

La carta soffre, non le notizie

A ogni rilevazione, una conferma: l’informazione è (e lo sarà sempre più) la protagonista della rete. ComScore, dati di maggio: 123 milioni di americani hanno visitato i siti di news, ovvero il 57% dell’audience totale degli Stati Uniti.


martedì 6 luglio 2010

Software gratuito, per risparmiare

La ricerca degli editori su come e dove trovare l’equilibrio economico passa per tentativi empirici. Prove e sperimentazioni, necessarie per adattarsi al nuovo orizzonte informativo.
Editor&Publisher racconta la scelta della Journal Register Company: i 19 quotidiani e le pubblicazioni online sono prodotti con software gratuito disponibile in rete. Da Google Docs a Picasa. Da Scribus a Gimp.

Peraltro l’idea è esportabile anche in aziende di altri settori. Per esempio, molti uffici potrebbero tranquillamente utilizzare il pacchetto OpenOffice (scrittura, fogli di calcolo, presentazioni e data base), senza spendere un euro.

lunedì 5 luglio 2010

Del domani v'è certezza

Ricerca sul futuro prossimo dell’umana specie. Secondo The Future of Social Relations (Pew), internet migliorerà i rapporti sociali. Circa l’85% degli intervistati – 900 tra esperti e semplici utenti – è convinto che l’uso del "nuovo media" sarà in grado di rafforzare il senso della comunità e le reti sociali – amicizie, rapporti di lavoro – di cui si è parte.

È al lavoro un processo traslativo della comunità – intesa in senso lato ed elastico – dai luoghi fisici – la piazza, il quartiere, l’ufficio – ai contenitori virtuali, ma non per questo meno reali.

venerdì 2 luglio 2010

Democrazia d’Inghilterra

Il neo-governo britannico guidato da David Cameron ha pubblicato online “Your freedom”. Un sito dove i cittadini possono inviare proposte su come eliminare regole inutili e burocrazia.
Al netto della retorica politica – ma sono le regole del gioco di uno Stato di diritto -, l’iniziativa è un’interessante esempio di partecipazione declinata con le potenzialità della rete. Ed è anche un atto di umiltà e di capacità d'ascolto.

In Italia un ministro si prefigge, più o meno, il medesimo scopo, ovvero la semplificazione normativa. Fino ad oggi si è distinto per avere bruciato, presso una caserma dei pompieri, fogli e faldoni di carta.

giovedì 1 luglio 2010

Amanuensi

Cos’è informare? Raccontare fatti? Esprimere opinioni? Probabilmente l’uno e l’altro. Ma se si prende come angolo visuale l’uso delle news online, il binomio sembra spezzarsi.

Un gran numero di utenti legge, s’informa sui portali – la maggioranza dei giovani -. In questi contenitori l’informazione vira, decisamente, sulla prima azione. La seconda, manifestare opinioni, è passata dal giornalista al lettore.
Il racconto di un fatto è l’occasione per commentare, votare, condividere. I dati di traffico disaggregati mostrano come spesso l’indotto – le azioni degli utenti – superi abbondantemente quello generato dall’articolo.
E questa tendenza è confermata anche sui siti di notizie.

Se un nuovo prodotto editoriale dovesse partire da questi dati – mettendoli magari insieme alle ricerche che descrivono i lettori appassionati di sintesi e lontani dagli approfondimenti – per chi scrive il destino è segnato.
Ovvero si profila un futuro – percorso dalla quantità – di amanuensi dediti a selezionare lanci d’agenzia e stranezze prese, qua e là, nella rete. Il resto – la libera manifestazione di pensiero – arriverà dal lettore.