lunedì 31 gennaio 2011

Media fuori dal torpore

Dalla geo-localizzazione alla frammentazione dei contenuti, passando per i social media. Le previsione per il 2011 via Beta Tales (qui). Un anno che sarà segnato – come si afferma – dalla volontà di sperimentare e trovare nuovi percorsi di sopravvivenza.

Fun factor

Una ricerca realizzata da Forrester (via Technographics data, qui), evidenzia come i giovani americani (18 – 24 anni) prediligano i tablet computer per la portabilità e per il consumo di giochi, musica e video (fun factor).


Una dato in più che conferma come l'equazione + iPad (o simili) = maggiore lettura – a pagamento – di giornali e riviste sia infondata.
Io credo che i tablet possano, in prospettiva, rappresentare un mercato interessante per gli editori professionali, grazie all'accoppiata contenuti verticali/lettori qualificati. Per i quotidiani e prodotti generalisti, invece, la diffusione dei device mobili potrebbe tradursi in una mera sostituzione della piattaforma, senza cambiare la sostanza del problema.

venerdì 28 gennaio 2011

PM10

L’alta pressione invernale – per l’effetto compressione e per lo scarso irraggiamento – regala alle pianure del Nord Italia livelli record di inquinamento atmosferico. Minuscole particelle di polvere in grado di danneggiare le vie respiratorie (secondo Nomisma lo smog causa 6.000 morti all’anno). E' un avvelenamento leggero e indolore, lento. I polmoni sono silenziosamente sommersi dal particolato. Un po’ al giorno, tutti i giorni.

Lo stesso succede al cervello, obiettivo di un flusso informativo multidimensionale sempre più invasivo. Notizie, sms, mail, tweet che, camuffati da piacere della conoscenza, possono modificare e alterare le sinapsi. Frank Schirrmarker con “La libertà ritrovata” traccia un interessante quadro del potenziale pericolo costituito dalla comunicazione digitale e dalla riduzione ad algoritmo della conoscenza e del sapere umano. Non è un’invettiva contro computer e tecnologia, ma un alert.

Esistono strategie difensive? Schirrmaker abbozza una risposta – a mio giudizio in maniera meno convincente rispetto alla descrizione del pericolo – riconducibile al recupero della centralità umana, al libero arbitrio. La strada che sembra indicare è l’umanesimo, “il sapere di non sapere” di Nicola Cusano come elemento fondante di un nuovo rapporto con le macchine, in grado di assumerne il controllo, non subirlo.

Il ritorno a una dimensione più intuitiva potrebbe avere effetti benefici anche per chi lavora nell’editoria. Per chi progetta prodotti, per chi scrive. La riduzione ad algoritmo di ricerca è già atto: la maggioranza dei contenuti è già indistintamente piegata a questa legge. Senza un cambio di direzione, senza un ritorno al profumo dell’informazione, questa tendenza nel corso del 2011 potrebbe anche peggiorare.
Se è vero che la raccolta pubblicità si avvarrà sempre più dei criteri di affinità e copertura - traslati dall’analogico, ma sfigurati dagli screening di massa dell’online –, l’eventualità di avere prodotti spersonalizzati e generatori di traffico – i mash up - è una minaccia concreta in grado di rendere l'editoria un rumore di fondo a basso valore aggiunto.

mercoledì 26 gennaio 2011

L’armonia della coesistenza

La scomparsa della realtà analogica è rimandata a data da destianrsi. La carta stampata sopravviverà alla rivoluzione digitale. Dalla cannibalizzazione alla coesistenza tra le diverse piattaforme dell’informazione.
Per Michel Zimbalist (sviluppo e ricerca al New York Times) i lettori sono onnivori non solo per quanto riguarda i contenuti, ma pure per i device (qui, via Advertising Age). Un ecosistema più complesso che obbliga editori a un lavoro più difficile, perché il pubblico ora è segmentato anche per la tipologia dello strumento usato per accedere ai contenuti. I prodotti dovranno essere sempre più liquidi per adattarsi ad abitudini di lettura che variano quotidianamente, anzi di ora in ora.

Un lavoro di adattamento che dalla prospettiva di Zimbalsit – ovvero il mercato nord americano - sembra aver raggiunto un punto di equilibrio nella competizione tra specie, condizione essenziale per la salute di un ecosistema.

lunedì 24 gennaio 2011

iPad e vecchie abitudini

Secondo un’indagine realizzata da AdvertisingAge (qui), i possessori del device Apple sono poco propensi al pagamento. Soprattutto se si tratta di contenuti editoriali.

Solo il 13% si è detto disposto a pagare per vedere un video o leggere un giornale. Il resto, l’86%, preferisce sopportare la pubblicità in cambio dell’accesso gratuito.

venerdì 21 gennaio 2011

Vino e petrolio



La crescita dei prezzi, dalle materie prime ai prodotti finiti , è spinta dalla crescente domanda che arriva dai paesi emergenti. Domanda che corre – partendo dalla Cina – a fronte di un’offerta in molti casi ai massimi volumi produttivi o di estrazione. Il rimbalzo è fondato su questa regola base dell’economia, la riduzione della liquidità e politiche monetarie restirttive possono solo rallentare il fenomeno – peraltro per poco – non fermarlo.

Per quanto riguarda il petrolio – secondo molti geologi all’apice del cosiddetto picco delle capacità estrattive (qui) – la soluzione passa attraverso il risparmio energetico e il ricorso ad altre fonti energetiche. Per il vino pregiato – la linea azzurra della tabella dell’Economist (qui) – il prezzo salato è il conto che si dovrà pagare a causa dell’estensione globale del modello economico occidentale.

mercoledì 19 gennaio 2011

Clima d’ansia

La copertura mediatica del tema “riscaldamento globale” è precipitata nel corso degli anni post crisi economica. Eppure il 2010 è stato uno degli anni più caldi dell’ultimo secolo e mezzo (qui, il post di Antonello Pasini, qui un tool su l’impatto ambientale delle abitudini quotidiane).
Segno dell’influenza – nella rappresentazione della realtà – dell’agenda programmata dai media mainstream. Plasmata sull’attualità e sulla connessa emotività dell’utente-lettore.

Ecosistema informativo scolpito dalla prevalenza di due specie dominanti. La politica mediatica, intesa come potere avvolgente l’apparato di produzione editoriale e l’evento in grado di creare ansia e percezione di pericolo. L’effetto serra riceve la massima consacrazione nella torrida estate del 2003, gli assiomi “caldo-che-causa-decessi” e “paura-per-il-futuro” sono perfetti. Da quei giorni il global warming esce dalle pubblicazioni degli scienziati e finisce nella casa dell’uomo medio.

L’architrave fondata su queste colonne è debole, non tanto per diffusione o numero di lettori, quanto piuttosto per l’alto tasso di riproducibilità e la scarsa originalità. Si è avvitato un processo che ha portato dalla carta stampata – riproduzione industriale del supporto – alla stampa della notizia, la riproduzione del fatto.
La concorrenza sleale del web – accusa rimbalzata nel recente congresso del Fnsi (qui) – sta nella struttura “digitale” della piattaforma, caratterizzata da una semplificazione dell’attività di copiatura.
Il decadimento della qualità e dell’autorevolezza ha altri colpevoli.

martedì 18 gennaio 2011

Ripresa senza lavoro

La lenta uscita dalla crisi economica si porta dietro il pesante fardello dell’alto tasso di disoccupazione. La crescita della produzione industriale – e dei profitti – non genera nuovi posti di lavoro. Per il 2011, la percentuale di disoccupazione, attesa nei paesi dell’area Ocse, si aggira attorno al 10% (per l’Italia l’11%). Un problema che attraversa l’intero Occidente e che trova parte delle cause nel consolidamento – fino a diventare forza trainante – dei mercati emergenti. Là le imprese trovano consumatori e manodopera.

Nancy Folbre traccia un’interessante summa sui motivi della “crescita senza occupazione” (qui, via Nyt), male oscuro che rischia di fermare sul nascere la ripresa e di mettere le basi per future recessioni.

Rischio non trascurabile, come fa notare il bell’articolo di Marco Leonardi (qui, via Lavoce.info). La grande crisi iniziata nell’autunno del 2008 nasce anche a causa della crescente disuguaglianza nella distribuzione del reddito negli Stati Uniti. Due dati: negli ultimi trent’anni salari sostanzialmente fermi, mentre l’economia è cresciuta del 100%. Disparità che si è trasformata in carburante per il ricorso al credito, alimentando il flusso di prodotti finanziari ad alto rischio.

lunedì 17 gennaio 2011

Il data journalism della Banca mondiale

Il giornalismo costruito attraverso i dati può scattare fotografie nitide della realtà. Il tool interattivo realizzato dalla Banca mondiale è un esempio di come una banca dati si può trasformare in un racconto (qui).

Si chiama Better World Flux l’applicazione che fissa lo stato dell'arte della grandi sfide dell’umanità: mortalità infantile, sottosviluppo ed educazione scolastica, diffusione delle nuove tecnologie.


L’istogramma non sostituisce la parola, ma diventa incipit per avvicinare alla lettura nel tempo dell'informazione digitale. Una specie di decadimento – parziale – in grado di coinvolgere, anziché escludere, nuovi utenti.

giovedì 13 gennaio 2011

Libertà dell'assenza

Il lavoro realizzato da OpeNet Initiative (qui) fornisce una mappa mondiale - attraverso una sequenza d'immagini - sullo stato della censura online. Il livello dei controlli è più alto nei paesi a democrazia debole o dove è addirittura assente. Censura radicata e presente pure nei paesi del blocco occidentale.
La piena libertà sembra realizzarsi là dove le infrastrutture telematiche sono meno presenti. Potere dell'assenza.

L’economia di un anno americano

La ricerca realizzata da Pew evidenzia come i temi economici finanziari sono stati protagonisti assoluti nella copertura mediatica degli Usa. Il tool interattivo (qui) consente di verificare il grado di convergenza tematica fra i diversi media e il calo di interesse verso l'argomento "terrorismo". Segno che un'epoca si è chiusa. Forse.

mercoledì 12 gennaio 2011

FT Tilt per mercati emergenti

Costruire nicchie di mercato, la strategia dal Financial Times segna un altro passo con FT Tilt (qui, la presentazione ufficiale, qui il sito).
La produzione verticale e di qualità è la chiave di volta per trovare l'equilibrio economico nel tempo della rivoluzione digitale. Opzione certamente più semplice per il settore dell'editoria professionale, a patto comunque di proporre idee innovative e interessanti per i lettori.

Tilt fornisce analisi finanziarie sui paesi emergenti - India, Cina e Russia, i Brics -. Redazione composta da 12 giornalisti e 8 reporter dall’estero, contenuti in gran parte a pagamento.

martedì 11 gennaio 2011

Finanza senza giornalismo

Nonostante la direttiva Mifid, secondo un’inchiesta di Altrocosumo (qui) il 70% delle banche fornisce consigli non adeguati al profilo del risparmiatore. E nel 79% dei casi, l’informazione è stata fuorviante e poco trasparente.

La “riserva di caccia” per gli istituti di credito ha un perimetro ampio, ed è delimitata dalla scarsa educazione finanziaria, alimentata anche da un giornalismo poco civile e molto autoreferenziale. Come denuncia Brian Bloch (qui, via San Francisco Chronicle). La tesi non è nuova, ma sempre attuale: si scrive per chi non ha bisogno d’essere informato. Attitudine professionale che sicuramente contribuisce alla perdita del valore qualitativo dell’informazione.

L’area economico finanziaria è un terreno tendenzialmente vergine, con ampi margini di profilazione e verticalizzazione. Lettori da conquistare, prodotti da creare.
In una società che sta sistematicamente perdendo l’infrastruttura di sicurezza costruita dal boom economico - il posto fisso, la pensione, la liquidazione -, il giornalismo dovrebbe caricarsi del compito di rappresentare e dare senso al nuovo orizzonte. Sfida difficile, ma potenzialmente in grado di riservare interessanti ritorni, professionali ed economici.

lunedì 10 gennaio 2011

L’anno che verrà

Ravit Lichtenberg (qui, via Ragan) stila una lista circa i cambiamenti che attendono il 2011. Firmati dall’affermazione di massa dei media sociali. Novità trasversali, che tracciano una linea diretta: dalla tecnologia al modo di vivere (e convivere) quotidiano.

martedì 4 gennaio 2011

L'immagine dell'economia

L'infografica della sezione Daily chart è un ottimo punto di equilibrio tra semplicità ed esaustività. In occasione dei tradizionali bilanci di fine anno, l'Economist ha pubblicato la classifica delle chart più popolari del 2010. Trend, eventi socio economici - e qualche curiosità - raccontati da dati e numeri.