venerdì 30 settembre 2011

Portali sociali

L'infografica realizzata da Mashable (qui e sotto) indica i social network più utilizzati in 10 paesi, tra cui l'Italia. Senza sorprese la capillare diffusione di Facebook, alla quale si affiancano, oltre le piattaforme globali - come Twitter e Linkedin - player nazionali. In Italia mantengono un ruolo significativo le community dei portali - Libero e Virgilio - che sono frequentate da circa un terzo degli utenti.



Nell'ecosistema sociale italiano i portali restano un punto di riferimento con volumi di traffico di assoluto rilievo, seppure alimentati dalle pre-istallazioni associate alle connessioni.
Al netto delle scelte editoriali - tendenzialmente orientate verso l'infotainment -, queste piattaforme sono un modello che anticipano il cambio di mestiere dell'editore puro. I ricavi fondati solamente sul contenuto editoriale sono destinati a calare, almeno nell'abbinamento abbonamenti-pubblicità-vendita. L'editore del futuro avrà sempre più un business modulare che parte da contenuto, ma che arriverà fino all'attività di retail.



mercoledì 28 settembre 2011

Informazione locale: ieri, oggi, domani

Pew ha realizzato una ricerca (qui) su sull'intensità d'uso delle fonti d'informazione relative a una comunità locale. I risultati variano in funzione dell'età degli intervistati e della tipologia di notizia.


Il gruppo più giovane, 18 - 39 anni, fa più ampio uso di internet, soprattutto per quanto riguarda l'accesso alle info di servizio: ricerca lavororistoranti, annunci e politica. Gli over 40 ricorrono al web per gli eventi culturali e gli annunci business. In ogni caso televisioni e giornali locali mantengono un ruolo assolutamente centrale. I quotidiani, dato significativo, sono molto usati per il lavoro e le notizie fiscali.

Il quadro d'insieme mostra un percorso in atto che sta spostando l'attenzione verso le nuove piattaforme. Movimento guidato dal cambio generazionale, oltre che dall'innovazione. Ma il tasso di sostituzione del cambiamento è meno veloce di quanto può apparire dall'esperienza personale o dalla lettura dei media digitali.

martedì 27 settembre 2011

Carta+web, i ricavi nella palude barica

Sul finire della scorsa settimana, nell'ambito della Social Media Week, si è tenuto l'incontro "Carta+Web: un modello di business vincente per l'editoria del futuro". Il gruppo dei relatori era perfettamente diviso in due parti. I nuovi player - Enrico Gasperini (Digital Magics), Paolo Ainio (Banzai), Luca Ascani (Populis), Stefano Maruzzi (Google Italia), Luca Colombo (Facebook Italia) - e gli editori puri, quelli che pescano le proprie origini nella carta - Stefano Quintarelli (area digital Il Sole 24 Ore) e Giorgio Riva (area digital, Rcs) -. La cronaca della giornata è disponibile qui, nell'articolo di Laura, via Virgilio Notizie.

La palude barica è un'espressione usata in meteorologia per indicare un'area geografica  in cui la pressione atmosferica è tale da non poter essere definita né alta né bassa (Wikizionario).
E' un tempo limaccioso, fatto di cieli grigi con scarse precipitazioni. Ovvero il clima che si è respirato - nella forma - durante i dibattito. Né pioggia, né sole: il modello di business vincente è ancora tutto di inventare.
Nella sostanza è apparso evidente che il sereno stazioni stabilmente dalle parti di Google e compagni digitali, seppure per questi in forma decisamente minore. La parola maggiormente pronunciata - da questo gruppo - è stata "innovazione". Carta facilmente giocabile da chi è  nato in un'ambiente tecnologico nuovo e con strutture industriali in fase con i ricavi del mercato. Per chi deve combinare la dimensione digitale e quella analogica - nella quale si muovono norme, contratti e rapporti sociali reali - innovare significa avviare un processo decisamente più complesso.

Ecco quali sono stati , secondo me e in forma sintetica, i contributi più significati di ciascun relatore.
Riva (Rcs): 1) nel Corriere il 50% degli abbonati è costituito da nuovi lettori, 2) l'85% degli abbonati digitali è composto da utenti del sito web;
Maruzzi (Google): 1) il passaggio carta-digitale sarà un percorso lungo con protagonisti nuovi che interagiranno con quelli vecchi", 2) "occorre sempre più puntare sul contenuto di qualità", 3) la sottoscrizione di abbonamenti può essere un modello di business interessante";
Ainio: 1) "la carta è destinata a scomparire, mentre non cesserà di esistere l'informazione", 2) "la case editrici devono affrancarsi dai vecchi modelli, mentre oggi sono proposti gli stessi contenuti cambiando unicamente il supporto";
Gasperini (Digital Magics): 1) "il potenziale della case editrici è enorme, solo il Corriere e la Repubblica fanno il 30% di reach delle preferenze web in Italia", 2) "ma devono credere nelle nuove piattaforme e investirci, come fa Bild che ha realizzato progetti per circa 1,5 miliardi di euro, puntando su iniziative diversificate, dalla pubblicità fino al retail di prodotti elettronici",
Ascani (Populis): 1) sul web oltre alle notizie ci sono le informazioni verticali (viaggi, auto e moto, finanza) e l'info-pratica (guide): ed è questo un settore su cui è possibile creare valore" 2) "come? attraverso un sistema di content on demand e writer - selezionati in rete - in grado di soddisfare i lettori";
Colombo (Facebook): 1) "la sfida per creare valore è la rilevanza" 2) "la rilevanza è il match tra il bisogno personale e i contenuti editoriali";
Quintarelli (Il Sole 24 Ore): 1) le piattaforme tecnologiche realizzano ricavi sull'inefficienza degli editori", 2) nel suo complesso l'industria dell'informazione è destinata a crescere, mentre si ridurranno i margini per gli editori tradizionali", 3) "la monetizzazione dell'attenzione - sempre più spinta - porterà un cambio di ruolo e funzione degli editori".

giovedì 22 settembre 2011

E-reader, sgomitate librarie e nuovi mercati

Il rimescolamento dei valori generato dall'innovazione tecnologica non risparmia l'editoria libraria. E interessa anche il giovane mercato del libro elettronico.
Negli Usa, accanto ai pionieri tradizionali - come Amazon -, nuovi editori si stanno affacciando. Come i siti di news, sopratutto quelli nativi digitali (qui, "In e-books, publisher have rivals: news sites", via The New York Times).
E' il caso dell'Huffington Post che pubblica in formato e-book raccolte di articoli su temi d'attualità. L'idea non è nuova, da tempo gli editori offrono instant-book ai lettori. Il formato elettronico e la forza di queste organizzazioni - per la capacità di produrre contenuto - rendono questi libri meno costosi e offrono - potenzialmente - margini maggiori.

Il libro elettronico e la nuova generazione di e-reader - a prezzi ridotti e dedicati anche alla lettura delle news - stanno abbozzando un ambiente favorevole alla realizzazione di un modello economico interessante. Se la carta morirà, sarà per mano dei supporti alla Kindle. Le scommesse sono aperte.

martedì 20 settembre 2011

Oltre l'App Store

Financial Times ha deciso di abbandonare Apple per passare all'ambiente Android e ai tablet alternativi a iPad. L'intervista a Rob Grimshaw, managing director di FT.com (qui, via Mediashift) racconta le scelte dell'azienda e il consolidarsi del mercato delle app.
Il nuovo circuito economico comincia a mostrare potenzialità interessanti per le case editirci, probabilmente per l'attenuarsi della trazione monopolista. Anche se l'affermazione del sistema operativo di Google può suscitare più di un'apprensione.

lunedì 19 settembre 2011

Il declino dei giornali in immagini

Stanford University ha pubblicato una mappa interattiva sulla distribuzione dei giornali negli Usa a partire dal 1690 (qui). La diffusione è inarrestabile fino al 1990, successivamente irrompe un calo che, seppure non catastrofico, segna un deciso cambio di direzione. Le due immagini che ho estrapolato - relative al 1990 e al 2011 - evidenziano una diminuzione concentrata - soprattutto - nei centri minori.

1990



2011


venerdì 16 settembre 2011

I dibattiti dell’Huffington Post

The Gauce è la nuova piattaforma dell’Huffington Post UK sviluppata per favorire il dibattito su temi di attualità (qui, via journalism.co.uk) L’idea non è nuova sul suolo britannico, l’Economist propone da tempo discussioni online (qui, per esempio), ovviamente con taglio meno popolare.
HP sceglie una soluzione ecumenica, caratteristica ben rappresentata dalla visualizzazione in tempo reale dei risultati. Il dibattito, inoltre, si sviluppa sui social network che diventano parte essenziale e integrante di The Gauge.

L’economia della condivisone e della raccolta di contenuti, che conduce alla fidelizzazione e alla creazione di potenziale pubblicitario, mette in mostra aspetti interessanti in questo prodotto. E sposta l’asticella del fare giornalismo (ed editoria) verso un confine nuovo rispetto all'informazione online proposta dalla maggioranza dei quotidiani.


giovedì 15 settembre 2011

Customer care e giornalismo

Una recente ricerca realizzata da Nielsen (qui, via Business Insider) effettuata tra il internauti Usa, mostra come Facebook sia diventato l’idrovora del tempo in rete. In maggio gli utenti hanno trascorso sulla piattaforma 53,5 miliardi di minuti. Yahoo – che si piazza al secondo posto – si ferma poco oltre i 20 miliardi di minuti.


Dati noti che sono ancora più interessanti se intersecati con i risultati di un’altra ricerca, relativa al calo dei contributi originali su Facebook. Il lavoro - realizzato da GlobalWebIndex e riferito a un ambito geografico globale (qui, via Lsdi) - evidenzia un uso orientato alla diffusione e alla condivisione di contenuti, spesso provenienti da altre fonti, prime fra tutte quelle dei siti d’informazione.

Facebook appare, dunque, scarsamente definibile come media, almeno nel senso di mezzo che coniuga la produzione e la diffusione di un messaggio. Lo strumento è un ottimo veicolo di distribuzione, funzione però che a mio giudizio ne limita le presunte potenzialità giornalistiche. Se per giornalismo s’intende raccolta, verifica e racconto dei fatti. Non si va oltre la segnalazione, l’alert, spesso a costo d’ingenti investimenti di tempo e risorse dedicate.
La linea tracciata dalla condivisione e dalle reti amicali punta piuttosto ad attività di customer care. Nobile ed essenziale, ma attività che  arriva dopo la produzione di un contenuto editoriale. 

martedì 13 settembre 2011

Due giornali, un destino

Ultimo arrivato, il Boston Globe, sceglie una soluzione innovativa nel proporre il proprio modello di business online. Il sito BostonGlobe.com diventa a pagamento: 3,99 dollari alla settimana per accedere alla consultazione. Completamente libero il sito fratello Boston.com, seppure riservato alla lettura "leggera": breaking news, blog, foto, eventi sportivi.
Dunque si pagano gli approfondimenti,  gratis - ovvero pagato dalla pubblicità - il resto (compresi servizi non editoriali, come la vendita e l'acquisto di prodotti).

Si realizza, in questo modo, una netta scissione del contenuto editoriale (e come si è visto anche para-editoriale) attorno al criterio della qualità. A mio giudizio una piccola rivoluzione - peraltro realizzabile nell'ambito di un'unica piattaforma - che ha il merito di fissare una scala della qualità in funzione della quale attribuire un valore.  Uscendo dall'indistinto "rumore di fondo" del tutto gratuito.

martedì 6 settembre 2011

Bassa crescita e debito pubblico

Segnalo due interessanti lavori sulla crisi del debito sovrano italiano (qui e qui). Il primo è firmato da Aldo Lanfranconi (via noiseFromAmerika), il secondo è un infografica, curata da Giorgio Arfaras, via Linkiesta.



Contributi che indicano nella bassa crescita il problema strutturale del paese. L'Italia dal 2001 al 2008 - dunque prima della grande crisi - ha registrato un incremento del Pil pro-capite tra i più bassi dell'Unione europea. Nel 2011 il prodotto interno lordo pro-capite sarà inferiore a quello del 2001.
Crescita anemica che riflette il ristagno della produttività. Non stupiscono, così, i dati sui consumi privati sul Pil: tra i più bassi - alla pari con il Portogallo -, mentre la spesa pubblica è alimentata da trasferimenti alle imprese e alle famiglie.

Situazione difficile che rende decisamente incomprensibile il percorso di formazione dell'ennesima manovra correttiva. Un provvedimento solcato nella direzione dell'austerity - le potenzialità recessive sono enormi - e caratterizzato dalla totale assenza di misure per la crescita. Registro che nella giornata di ieri il Senato ha bocciato la liberalizzazione sull'orario di apertura dei negozi e sulle farmacie.

venerdì 2 settembre 2011

La nuova classe media

Secondo i dati dell'Asian Development Bank e dell'African Development Bank, un nuovo ceto medio si sta consolidando nei paesi emergenti. La tabella pubblicata (qui) dall'Economist indica una dinamica vivace, a partire dal 1990 (nonostante i limiti della definzione di "middle class", reddito pro capite 2-20 dollari al giorno). Altrettanto evidente la modesta crescita dell'Europa. E i dati riportati sono al netto delgli effetti della Grande crisi.


A proposito di ceto medio, le statistiche mostrano la progressiva erosione della propensione al risparmio delle famiglie italiane (qui, via Lavoce.info).

Tassi di risparmio famiglie al netto degli ammortamenti su reddito disponibile


In occasione del Workshop Ambrosetti a Cernobbio, le agenzie riferiscono di un clima “tetro” , dove si parla di più di recessione piuttosto che di ripresa (per la quale - a mio giudizio - l’appuntamento è rimandato almeno alla fine del 2012).