martedì 14 dicembre 2010

Encyclopedia

Multidisciplinarità come tratto distintivo della professione dello scrivere (qui, post interessante di Gianluigi Gogo). E’ l’elemento nuovo – e di maggiore novità – portato in dote dalla tecnologia digitale. Scontato per chi traffica e armeggia sul web, astruso per una buona fetta di giornalisti e redattori.

Dietro un racconto su carta ci sta una costruzione di senso unidimensionale – lineare –. La redazione, la creazione del numero, il timone, le bozze, il via si stampi. Meccanismi rodati, chiusi. Le eventuali complicanze – allegati, inserti – si sviluppano a raggiera, sullo stesso piano.

L’informazione degli anni zero è quadrifonica, avvolgente. E l’agente del flusso – il giornalista, il redattore – deve conoscere note e strumenti. Percorso non semplice, neppure per chi lavora sul web. Perché esiste un moto inerziale verso il verticale – la competenza per materia – e la successiva esplicitazione lungo coordinate lineari. Una forza di gravità tenace che va vinta attraverso concetti come redazione aperta, nuovi lavori - come il community manager (qui, Pierluca Santoro su questa professione) -. Su cui – immanente – è necessaria la comprensione della dinamica delle piattaforme sociali e digitali.

C’è in questa palese rivoluzione di metodo – se non di pensiero – un ritorno al sapere enciclopedico? Evidentemente il medioevo resta fissato sui libri di storia e sulle mura dei castelli.
Non è ritorno al passato, dunque, ma l'emergere di una figura professionale radicalmente diversa: di giornalisti esperti di qualcosa il mercato è inondato, soprattutto rispetto alla domanda. Ma quanti sono quelli capaci di muoversi con disinvoltura nella struttura multidimensionale creata dalla tecnologia digitale?

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