mercoledì 14 aprile 2010

C’era il tempo dei commenti anonimi

Dopo aver imperversato su tutti i siti d’informazione, sono in via di estinzione. Strateghi ed esperti di comunicazione si sono accorti che scrivere, dietro la garanzia dell’anonimato – comunque fittizia – libera i peggiori istinti umani.

Ma nella svolta c’è poco di etico, più semplicemente la decisione è stata mossa dal vil denaro: parecchi investitori pubblicitari non gradiscono comparire in pagine contenti insulti e parolacce, violenza.

L’alternativa proposta è quella della registrazione. Una soluzione che non garantisce alcunché. E’ comunque possibile fornire dati falsi. Ma l’esperienza dimostra come nei commentari sottoposti a log in si riducono in maniera sensibile offese e risse online.

Il dibattito sull’opportunità di mantenere o meno l’animato nei commenti non riguarda solo l’Italia, ma tutto il web, senza distinzione geografica. Sul New York Times è stato recentemente pubblicato un articolo sull’argomento.
Molte delle soluzioni descritte sono giù usate nei siti. La novità che emerge è il generale bando dell'anonimato, almeno per quanto riguarda questa particolare forma di comunicazione.
La rete, anche sotto questo aspetto, tende ad omologarsi, nelle forme, come nei contenuti, agli altri media.

Alcuni quotidiani – Washington Post, lo stesso New York Times – hanno scelto la strada della registrazione del profilo utente.
L’Huffington Post utilizzerà il criterio della reputazione di chi posta commenti, attraverso un ranking basato sul giudizio del lettori. Altri, come The Times, puntano sul controllo preventivo prima dell’online. Soluzione che comporta, però, alti costi.
Il modello a cui si guarda è quello di Facebook o di Twitter, dove utenti sacrificano parte della loro privacy per avere la possibilità di discutere e condividere contenuti. Un’attitudine che sembra interessare soprattutto le nuove generazioni, come sostiene Arianna Huffington, fondatrice delle omonimo sito di news online, disposte ad abbassare il livello di riservatezza pur di poter far parte della società in rete.

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