mercoledì 14 dicembre 2011

Alta velocità sotto controllo

La piattaforme sociali sono attendibili? Domanda su cui da tempo si discute in Rete. Tema di moda, soprattutto dopo la falsa notizia del decesso di Paolo Villaggio.
Qualche spunto di riflessione arriva dall'articolo di Christine Greyvenstein (qui, via MediaUpdate) che rivolge la domanda a colleghi - più o meno famosi - che lavorano negli Usa. Nei limiti della sintesi, emergono tre gruppi di risposte: - Twitter e simili sono un canale di distribuzione, - sono strumenti che rispondono alla necessità di produrre contenuti velocemente, - sono parte integrante (con riferimento al giornalismo di base) del materiale e dei fatti che poi si trasformano in notizie (dopo verifiche, accertamenti).

Il tema delle breaking news è delicato per chi fa informazione sulle piattaforme digitali e lavora in un'organizzazione che deve fare profitto. Attualmente l'equazione è questa: prima lancio la notizia (eclatante, ovvero tutto quello che occupa lo spazio tra un omicidio e uno scandalo sessuale), maggiore sono le possibilità di generare traffico, la valuta da spendere sul mercato pubblicitario.
Velocità, dunque. L'operaio di Tempi moderni si è trasferito nella redazioni online.
 "Così è (se vi pare)", seppure è evidente che una politica editoriale appoggiata su queste fondamenta è miope e penalizzante nel medio/lungo periodo.
E' arduo conciliare quelli che sono due opposti, la verifica delle fonti, da un lato e  "arrivare prima", dall'altro. Questo è l'ambiente e certi errori - grossolani, ingenui, volgari - hanno lì un terreno fertile.

Esistono regole, strumenti per organizzare un sistema informativo di qualità in fase con la piattaforme e con le aspettative di profitto delle aziende?
Luca De Biase attraverso attraverso il bollino Timu (qui) e Pierluca Santoro con la proposta di un decalogo (qui) hanno costruito una base per tracciare un perimetro dentro il quale elaborare e proporre linee-guida per l'informazione di qualità o meno frettolosa.
Sono iniziative - fondate sulla collaborazione e sull'adesione volontaria - concepite per realtà non professionali, ma in grado di plasmare e formare una metodologia soggetta a un'applicazione universalemulti-piattaforma.

Il ricorso a regole - perché anche di questo di tratta - puà destare qualche perplessità a chi è abituato a muoversi in un ambiente sottoposto ad apparente deregulation come la Rete (fatto che, peraltro, sta creando aree dove prevale la legge del più forte). Ma c'è da preoccuparsi per quello che viene imposto da soggetti o autorità esterne e non è questo il caso. Dopotutto gli ordinamenti democratici sono costruiti sulla base di codici di auto-disciplina, realizzati e condivisi dalla sovranità popolare.

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