lunedì 16 aprile 2012

Recessione libraria

Il post che ho scritto qualche giorno fa su Voices (Un libro, due copertine: il mercato editoriale rianimato e seppellito dalle nuove tecnologie) mette a confronto due ricerche relative al mercato librario. La prima, riferita agli Usa, evidenzia come i nuovi supporti - tablet, e-reader, smartphone - abbiano influito positivamente sulla propensione alla lettura.

Impatto tecnologico che non sembra funzionare ovunque. "L'Italia dei libri" è un rapporto (gentilmente segnalato dall'amico Pier Luca), realizzato da Nielsen sullo stato di salute del mercato nel periodo ottobre 2010 - dicembre 2011. I dati emersi sono preoccupanti. Gli hard reader - coloro che leggono almeno 12 libri all'anno - hanno sensibilmente ridotto sia gli acquisti sia la lettura. Segnale pericoloso perché dai forti lettori l'economia del libro dipende in maniera essenziale.

Gino Roncaglia, nell'analisi al rapporto (qui), individua tre cause dell'inedita crisi:
1) l'entrata in vigore delle legge Levi che ha fissato un tetto alle iniziative promozionali,
2) la diffusione dei supporti digitali e della pirateria,
3) l'inerzia degli editori, incapaci di offrire prodotti attraenti.

Riflessioni condivisibili, sopratutto quelle che convergono sulla questione economica. La crisi iniziata nel 2008 sta mostrando gli aspetti peggiori con qualche anno di ritardo. L'effetto combinato crisi del debito/aumento pressione fiscale/recessione incide in maniera più che pesante sul ceto medio, porzione sociale da cui proviene la maggioranza degli hard reader. L'innovazione ha un ruolo importante, ma deve essere in fase con la realtà, ovvero con la capacità di spesa del pubblico di riferimento. In un contesto economico d'emergenza, il ricorso alle copie illegali può essere una scelta semi obbligata.

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